L’uscita del sequel cinematografico di Trainspotting ha avuto due clamorose conseguenze: intanto sono in molti quelli che si stanno procurando una copia del primo, perché se l’avete visto al cinema appena uscito come è successo a me, era il 96 o giù di lì, non sono trascorsi proprio due giorni e vi giuro che il vuoto è totale. Malgrado questo sosteniamo da allora che si tratti di un capolavoro, e se continuiamo a convincerci di questa opinione un motivo di sarà. Tuttavia faccio grossa fatica a ricordare come sia stato possibile che abbia comprato il cd (una copia originale e nuova di zecca) degli Underworld, manco a dirlo nello stesso periodo, ma a parte “Born slippy” non saprei cantarvi nessun’altra traccia di quel disco. Trainspotting comunque ha 21 anni mentre io e Cobain andiamo per i 50 con due differenze. Lui, anche se strafatto, ora è della stessa materia dell’iperspazio e gli è concesso di provare l’ebbrezza degli anni luce e visitare con la sua consistenza rarefatta le sette nuove terre come quella che abitiamo e che non vedono l’ora di entrare in contatto con la nostra civiltà. A me, che sono ancora in carne ed ossa ma con una corposa componente di pizza e birra, toccano le misere sciagure degli esseri umani intrappolati nelle gabbie per i rifiuti del Lidl e documentate sul web. Che sfortunati. Che mondo è, mi verrebbe da dire ai nostri cugini degli esopianeti, un posto in cui un giorno sei l’eroe del Leicester e finisci su tutte le copertine delle riviste sportive e qualche mese dopo non vali nemmeno lo sporco delle dita dei piedi di una delle riserve della squadra con cui hai vinto incredibilmente un campionato di calcio? Siete proprio sicuri di voler essere accomunati a noi? Avete posto per iniziative come Uber e Flixbus, chiederei ai fortunati abitanti di quei posti lontani, o l’iniziativa privata è stata soggiogata dal corporativismo anche lì da voi? Mi chiedo anche se da loro sia in vigore un unico social network per tutti e sette i pianeti e, in quel caso, chissà che insulti volano, chissà se si odiano tra di loro, chissà se sanno che li abbiamo scoperti e in tal caso chissà se stanno correndo ai ripari. Dimenticavo: Lucio Dalla era solo un pretesto ma non sfigura mai.
zingari
di serie
StandardEro al volante fermo al semaforo, uno dei tanti in circonvallazione, distratto dall’ennesimo tentativo di ricerca di una stazione radio con musica decente, addirittura stavo progettando una sorta di filtro anti-radiomaria per far sì che le devote frequenze siano bypassate automaticamente dai sintonizzatori, quando ho avvertito con la coda dell’occhio un bicchierino di carta appoggiato al finestrino e una mano che bussava da fuori. Immediatamente ho azionato il no grazie anti-lavaggio e anti-elemosina o anti-tutti e due, poi ho riconosciuto la vecchina con la gamba deformata e il ginocchio retroverso, che non so se sia la stessa ma ce n’è un’altra con un analogo problema in Corso Vittorio Emanuele. Non ho fatto in tempo a vederla bene in viso, perché il gesto di rifiuto era stato piuttosto esplicito e quando ho riflettuto sulla coincidenza si era già mossa verso l’auto dietro la mia. Poi però mi è venuto in mente che ce n’era una con la stessa identica malformazione a Genova, me la ricordo in via XX Settembre sotto i portici. Così ho pensato che potrebbe essere la stessa che si è trasferita a Milano. Ma poi mi sono guardato nello specchietto retrovisore, mi sono detto chissà se sono tre vecchine diverse, e mi sono sentito libero di pensare anche un’altra cosa.