È passato dal credere di essere la reincarnazione di Gesù a reputarsi un poeta ermetico e persino un cantautore impegnato. Ora la donna che sta illudendo si chiama Piera e stamattina indossa un paio di Hogan bianche dalla foggia inconfondibile. I capelli corti con un taglio alla Jeanne Seberg trasmettono un’idea persino in eccesso di intraprendenza per una quarantenne dai lineamenti troppo pronunciati, a cavallo tra il piacere e il non piacere a seconda dei gusti, certo, ma anche dallo stile del make up con cui si prepara ogni giorno. A quell’età così florida non abbiamo nessun problema a immaginarla singhiozzare per aver compreso la trama ordita di quel bellimbusto che giocherella con i sentimenti altrui e che non perde occasione di esercitare il suo ascendente sulle persone sole. Compone ancora canzoni chitarra e voce e corteggia senza interruzione anche più femmine simultaneamente (e anche nello stesso posto) pur non essendo un vero e proprio donnaiolo. Piera invece non rinuncia alle sue borse costose e alla speranza di condividere weekend e immersioni subacquee nel prossimo futuro con qualcuno che diventi una costante. Passioni scomode per un intellettuale sedentario. Il fatto è che Piera è stata vendicata con fin troppo zelo. Questa specie di narcisista senza futuro non ha fatto tempo a farmi cenno con la mano destra per scusarsi del fatto che non mi aveva dato la precedenza sulle strisce mentre attraversavo a piedi quando all’incrocio successivo un SUV lo ha preso in pieno, lui e la sua cazzo di auto elettrica che non la senti proprio nemmeno arrivare e che, abituati come siamo ai rumori urbani che ci mettono in guardia dalle insidie della città, secondo me è davvero pericolosa. Ho cercato testimoni ma i 4 ragazzi che si facevano una canna sul balcone sopra sono scappati subito dentro, spero a chiamare qualcuno. Dalla casa del curry – io la chiamo così perché è accudita da un portinaio cingalese che cucina piatti tradizionali a tutte le ore e, sensibile come sono alla cucina indiana o giù di lì ogni volta che passo sbavo come Stephen Curry (guarda caso, ma non c’entra niente con la spezia e poi è americano) quando si lascia andare a quel tic di estrarre dalla bocca il paradenti a ogni tripla, roba che invece mi fa vomitare – dicevo che dalla casa del curry che è proprio lì di fronte invece escono due bambini con quelle facce un pacioccose di una volta e iniziano a chiedere al primo che passa, e il primo sono io, se voglio un biglietto ATM usato. Non sanno che ho l’abbonamento.
viva la gente
da che cosa è facile capire quello che avete mangiato
StandardIo dico che dovreste misurare la temperatura del vostro corpo e accettare il fatto che avete peli a dismisura prima di appoggiarvi o anche solo sfiorare il prossimo. Ci sono persone che non vogliono essere toccate perché schifano il prossimo e questo è un discorso. Ci sono poi quelli che in treno sono seduti di fronte e prima di incrociare le gambe con le vostre ti chiedono “se non è un problema”, ma alla lunga chi non sa stare al proprio posto rompe i maroni e, soprattutto, ti fa sudare come se già non bastasse l’anticiclone o come diamine si chiama. Dalla gente impari anche che si può disturbare solo respirando rumorosamente da sveglio, che poi uno si immagina quelli così quando sono addormentati il baccano che devono fare. Impari anche che fai ridere se parli in codice al telefono perché non vuoi far capire a chi ti sta vicino nomi, cose, concetti, azioni, peccati, esperienze e sentimenti. Impari anche che se giri mezza nuda perché ci sono quaranta gradi comunque è possibile che qualcuno gli occhi non faccia in tempo a spostarli prima che tu te ne accorga, che non è una mancanza di rispetto o un preludio a qualche dichiarazione sessista però, voglio dire, non è che siamo fatti di alluminio. Impari che quelli che vogliono che li lasci in pace non cercano conversazioni tanto per passare il tempo, e anche che c’è una varietà di suonini brevi ma profondamente fastidiosi che gli smartcosi sono in grado di emettere a partire da quel cazzo di fischio che se hai frenetiche attività in qualche chat diventa più che ossessivo. E in questo vademecum per spazi ristretti di convivenza forzata, dove la tua libertà finisce dove inizia quella del tuo prossimo che te lo insegnano fin dal corso di catechismo per principianti, è bene ricordare anche che prima di sbuffare perché siete annoiati, perché siete stufi, perché magari siete in viaggio e lo spazio ristretto è un frecciarossa che comunque non è stato progettato pensando che, di generazione in generazione, l’altezza media degli italiani sta aumentando, perché la rete non funziona, perché il vostro sottoposto in ufficio all’altro capo della conversazione telefonica non ha fatto quello che doveva fare, perché l’aria condizionata è troppo alta, perché l’aria condizionata è troppo bassa, perché avete sete, sonno fame, caldo, piedi roventi, avete dimenticato gli occhiali, perché a casa vi aspetta un lavoro di manutenzione straordinaria perché si è rotta la cordicella della veneziana, ecco, prima di sbuffare e ci sono persone di fronte a voi, accertatevi delle condizioni in cui versa il vostro alito. Grazie per l’attenzione.