E sapete qual è la soluzione? Non aspettarsi che possano accadere cose oggettivamente impossibili, una strategia in parte dipendente dall’identificazione dei propri limiti. Per quel che ne sappiamo noi, tutto quello che è successo prima del nostro primo ricordo potrebbe anche essere tutto inventato. La bugia che sottende tutto il nostro essere, a mano a mano riusciamo a smascherarla grattando via gli strati secchi come il ghiaccio dal parabrezza in giornate come queste. Senza per forza arrivare a vittimismo esasperato misto a mitomania come quel tizio che avevo conosciuto al CAR. Era convinto che la caserma, i commilitoni, persino gli ufficiali e i mezzi e le armi in dotazione all’esercito fossero tutta una messa in scena dei suoi genitori per toglierselo di torno per una dozzina di mesi e poter divorziare in pace.
Era un fricchettone con i capelli lunghi, così si era presentato il primo giorno con la cartolina verde in mano, uno dei pochi che aveva deciso di affidarsi ai barbieri gratuiti delle forze armate per dotarsi di un taglio di capelli adeguato alla disciplina marziale. Naturalmente era un errore, altrimenti non si spiegherebbe il motivo per cui tutto il resto delle reclute si era presentato già pronto con il look adatto alla nuova vita anziché mettersi nelle mani di principianti, scelti a svolgere quella mansione solo per caso, senza aver superato nessun esame preliminare. Aveva ottenuto poi il congedo per problemi psichiatrici, e prima di fare le valige aveva confessato a me e a pochi altri che la paura del complotto parentale altro non era che una messinscena piuttosto ingenua ma comunque rivelatasi efficace per tornare a casa anzitempo.
E ogni tanto mi capita di riflettere su un piano così folle per far impazzire qualcuno, una trama che non sfigurerebbe in una puntata ai confini della realtà. Io però mi limiterei a segnalare un altro tipo di situazioni impossibili da verificarsi. Per esempio che uno possa decidere il momento in cui bloccare tutto per l’eternità, una sorta di screen shot o cattura immagine grazie al quale una cosa che ci pare interessante o al massimo delle sue possibilità resta così per sempre. Io per esempio avrei schiacciato il tasto pause ai tempi di Windows 98, l’Ulivo, Audiogalaxy per scaricare gli Mp3, i miei genitori a sessant’anni, gli Scisma, gli Almamegretta e i Subsonica di Microchip Emozionale, le tracce di dopo barba che mio papà lasciava sul volante dell’auto che condividevamo, anzi era sua ma me la lasciava spessissimo, un profumo che poi mi restava sulle mani e che è tanto che non sento più.
Poi per il resto non ho alcun’altra recriminazione, lascerei la mia vita seguire il suo corso come è avvenuto e come chiunque può confermarvi: mia moglie, mia figlia, il mio lavoro, l’aver smesso di suonare, aver aperto un blog, aver letto tutto Paul Auster, esser diventato un fanatico della corsa e così via. Ma se davvero è così, significa che realmente non c’è stato nulla di precedente alla prima immagine che ho nella memoria? Siamo io e il nonno, che morì nel 72 per qualche bicchiere di troppo, seduti in quelle panchine di fronte a dove una volta c’era la stazione vecchia e si svolgeva il mercato del lunedì. Il nonno mi ha comprato un bellissimo giocattolo e probabilmente non c’è stata una ragione ufficiale, il compleanno o qualche altra festività. Io tengo in mano questa specie di mini-pista di latta con automobili, camion e motociclette saldate su un nastro a forma di otto che gira in un modo che ora identificherei con il simbolo dell’infinito, passando anche sotto una galleria che poi è la parte più emozionante di tutto e infatti muoio dalla voglia di vedere cosa c’è lì dentro, fino a quando dura la carica.