Il limite dell’informatica è l’univocità, nel senso che non ci possono essere due cose uguali a meno che una si chiami “fotodelmiogatto.jpg” e la sua copia “fotodelmiogatto copia.jpg”, appunto. Ora la questione non ve la sto a spiegare ma avete capito che cosa intendo. Lo stesso criterio va applicato all’Internet con la questione dei domini. Adesso non so come sia la normativa a proposito e quindi se uno occupasse il dominio www.fiat.it – Sergio sto facendo un esempio, senza rancore eh – perché è più sveglio e lesto dell’incaricato della Fiat, poi non è che la Fiat può avere un altro dominio www.fiat.it. Che, se proprio proprio vogliamo vedere, mi sembra un peccato. Basta mettere un accrocchio che quando uno digita www.fiat.it gli compaiono in una pagina tutti i risultati (“intendevi la nota fabbrica di automobili? Intendevi il sito di plus1gmt dedicato al congiuntivo del verbo latino fio?”), certo questo rallenta un po’ la ricerca ma del resto, diciamocelo, siamo sempre sull’Internet a cazzeggiare, che cosa saranno mai venti secondi in più per aggiungere un passaggio? Scompagina un po’ anche tutto quello che abbiamo inventato sugli algoritmi usati dai motori di ricerca, ma quelli di Google hanno abbastanza soldi per mettere a punto qualche modifica. E ancora, analogamente, la cosa vale per le caselle di posta. Esiste solo un indirizzo plus1gmt at gmail punto com, per dire, e chi arriva tardi male alloggia. Pensate che qualcuno si è accaparrato tutte le caselle di posta con titolocanzonedeiCure@gmail.com, dove con titolocanzonedeiCure intendo ovviamente un qualsiasi brano della band di Robert Smith. C’è qualche folle che nella smania di fare incetta di opportunità ci ha dato dentro togliendo spazio a chi magari poi di un indirizzo come 1015saturdaynight@gmail.com ne ha davvero bisogno, e c’è qualche altro folle come il sottoscritto che è andato a controllare.
Ora che avete afferrato il quadro, converrete con me che giorno dopo giorno è sempre più difficile trovare nomi, pensare titoli, costruire frasi ad effetto, cercare ragioni sociali appropriate per iniziative che siano ancora patrimonio intellettuale di qualcuno o qualcosa. Se fate quindi un lavoro come il mio e magari vi viene chiesto di trovare un bel nome per una campagna o un prodotto, ogni volta in cui viene in mente qualcosa è bene andare su Google e cercare se effettivamente è originale, se il dominio è libero e così via. Vi assicuro che è un bel casino, perché se in Internet ci sono svariati miliardi di utenti vuol dire che ci sono anche svariate centinaia di milioni di persone che caricano contenuti di ogni tipo, ed è pur vero che se magari trovate una cosa simile a quella a cui avete pensato voi pubblicata nel 2003 su un sito peruviano, potete permettervi di ricicciarla tanto difficilmente sarete sottoposti alla resa dei conti, ma malgrado ciò si tratta di un’impresa sempre più difficile. Questo per dire che per arrivare alla scelta di un nome un po’ meh come verybello probabilmente i creativi di Franceschini davvero avranno passato in rassegna tonnellate di idee tutte purtroppo già esistenti. So già che mi direte che una cosa come una vetrina culturale per l’Italia in occasione di Expo dovrebbe certo avere più dignità di qualunque altro progetto. Ma provateci voi a essere più fighi, o provate a convincere – per farvi un esempio – quelli che hanno occupato il dominio thegreatbeauty.it e lagrandebellezza.it (per sfruttare magari il film di Sorrentino a fini pubblicitari) per una roba che non c’entra un cazzo, o meglio centra ma si parla di prodotti di bellezza, ecco provate a convincerli a mettere a disposizione il loro spazio – sto facendo sempre un esempio, provate a farlo con qualsiasi altro nome occupato – per un’iniziativa più utile per la comunità e per il paese.
Verybello fa davvero verycagare, ma davvero i nomi sono quasi finiti tutti. Se vi serve plus1gmt per un’iniziativa per il bene comune, fatevi sotto. Ma so già che è un nome talmente brutto che non se lo prenderebbe nessuno.