Non so che film fosse ma c’era comunque qualche scena un po’ spinta, niente di porno ma diversi accoppiamenti umani simulati piuttosto realisticamente con il minimo di nudità femminile mostrato qualora fosse stato necessario rafforzare il concetto, per quella maschile il rischio non sussiste perché poi si riduce solo a un elemento tabù. Niente di sconcertante se non fosse che vederlo in treno sul tablet, anche se con l’audio in cuffia, il rischio è di crearsi intorno un capannello di pervertiti che vogliono appurare la veridicità della recitazione. E se ci sono dei bambini dietro che sbirciano, qualche nonnina debole di cuore, una suora o comunque qualcuno sensibile a tali tematiche? So di gente che ha persino vomitato per un passaggio troppo azzardato in un film osé anni 70, ma era in un multisala e quindi forse c’entra il fattore dell’iper-realtà. Nei viaggi a lunga percorrenza, metti l’ormai classico Milano-Roma in tre ore, questo tipo di proiezioni private è piuttosto comune per trascorrere la distanza senza annoiarsi, e non c’è nulla di male ma solo se si segue una storia adatta a tutti. Al massimo occorre solo un po’ di attenzione se vi va di condividere la visione con la sconosciuta al vostro fianco, dopotutto proporre un diversivo a chi magari si annoia guardando di straforo il vostro schermo è pur sempre una cortesia, e il caso vuole che voi vi muoviate sempre con un auricolare in più e lo sdoppiatore per le cuffie in borsa. Solo sinceratevi prima che non sia nulla che possa mettere in imbarazzo lo spettatore aggiunto, generalmente sesso o violenza gratuita, quindi occhio alla scelta del film. Io mi sono pure sentito dire di no da una ignota vicina di posto che dapprima sembrava interessata a condividere con me un lungometraggio, ma poi ci ha ripensato adducendo la motivazione di non apprezzare il cinema americano. Che, voglio dire, si tratta di una scusa quasi meno attendibile di chi sostiene di non votare perché non si sente rappresentato da nessuno. Avete capito cosa intendo. Ma quella era solo l’andata. Al ritorno da quel viaggio il caso mi aveva messo a fianco di una ragazza del sud che stava raggiungendo Milano per uno stage, meglio che niente. Io avevo finito i film – comunque i miei non erano assolutamente vietati ai minori – e pure il libro e visto che le andava di scambiare quattro chiacchiere mi ero prestato a una conversazione sul più e sul meno che poi però era diventata piacevole. Si era laureata nel mio stesso settore e prima di scendere mi era venuta l’idea di lasciarle un biglietto da visita, poi quando lo ha riposto nel portafogli ho notato una tessera di Alleanza Nazionale in quel punto dove le persone normali mettono le foto dei figli o dei fidanzati. Se fossi stato uno diverso il mio biglietto glielo avrei chiesto indietro e, per umiliarla maggiormente, mi sarei messo subito a guardare sul portatile qualcosa di Truffaut.