Mediamente Sky mi chiama ogni sera, più o meno all’ora di cena, per propormi qualche offerta. In casa abbiamo deciso la linea del confronto, nel senso che ci siamo imposti di non essere sgarbati con gli operatori dei call center: rompono i maroni ma stanno lavorando, già fanno un mestiere di merda e infierire non ci sembra giusto. Ho collegato così l’aumento delle telefonate dei commerciali di Sky con l’imminente arrivo di Netflix in Italia, o forse la concorrenza tra i due brand è un film che mi sono fatto io. Ma la musica non cambia: siamo tra quelli che guardano pochissima tv, non so dirvi se con Sky o con Netflix passeremmo più tempo davanti allo schermo e se quindi le nostre abitudini sono una conseguenza dell’offerta mediocre dei canali del digitale terrestre. Che poi non è vero, ho già elogiato LaEffe e i nuovi canali Rai più volte e ci tengo a sottolineare che la mia avversione alla tv non è il solito snobismo degli intellettuali di sinistra anche se fino a quando c’è stata la tv analogica il mio apparecchio televisivo saltava con disinvoltura da RaiTre a La7 (o come si chiamava prima) bypassando le emittenti dell’odiato pagliaccio di Arcore.
La tentazione di abbandonare questo tetro mondo dei canali commerciali gratuiti per contenuti per lo meno più vari se non più intelligenti però ogni tanto mi passa per la testa. Mi è accaduto ieri sera quando, per caso, mia moglie ed io ci siano imbattuti nell’ennesimo sfregio al genere umano sotto forma di reality show di Maria De Filippi chiamato “Temptation Island”. Un format abominevole in cui un tot di coppie vengono soggette a tentazioni amorose mettendo i loro componenti a contatto con single, con le telecamere che osservano e trasmettono i risultati dell’esperimento. E con abominevole non intendo certo un giudizio morale, però intanto le coppie sembrano piuttosto finte e create ad hoc mettendo insieme alcune delle ennemila comparse che infestano gli studi televisivi in cerca di inquadrature di risulta, ma soprattutto sembrano scelte appositamente tra un underground umano che ha dell’incredibile. Uno non scommetterebbe un centesimo sulla continuazione della nostra specie se pensasse che la nostra società è composta solo da gente così, con sentimenti, background, cose da dire e personalità in genere così povere. Ma forse anche questo è un segno della crisi: la miseria di una civiltà si vede anche da segnali come questo, e cioè che oggi anche per il trash televisivo come “Temptation Island” il meglio che il nostro paese possa offrire è un campionario di squallore di questo tipo.
Un’ultima considerazione. Non conoscendo il programma ho fatto una ricerca in Internet e, come pensavo, mi sono imbattuto nella relativa pagina di Wikipedia. Ora, si sa, la popolare enciclopedia del web ha reso obsoleta e inutile ogni altro analogo strumento tradizionale, avete presente quei monumentali tomi che occupavano ampie metrature quadrate di case e biblioteche in ogni dove. Ecco, sono sicuro però che una enciclopedia cartacea non avrebbe mai sprecato carta e inchiostro per contenere una voce e una definizione di una cosa come “Temptation Island”, come di milioni di altre cose che il nostro pianeta dovrebbe lasciar cadere nell’oblio della storia. Una volta c’erano i comitati di esperti che decidevano i termini da inserire e quelli da scartare, oggi siamo diventati di bocca buona e persino un reality popolato da sub-umani ha dignità di essere spiegato a chi non sa cos’è. Ecco, cari commerciali di Sky, come vedete sono pronto: provate a stupirmi con un’offerta allettante e vediamo cosa succede.