– Signora, la smetta però di urlare così, esclama seccata la cassiera. – Là c’è il direttore, vada a lamentarsi con lui.
– Io urlo perché mi ha detto che sono una bugiarda, incalza la cliente, una sciura sui settanta dai capelli bianchi con riflessi viola.
– Cosa le ho detto io? È impossibile che li ha presi da noi quei bollini lì, signora, non è una raccolta che facciamo noi.
– Ma secondo lei sarei scesa fino a qui se non sapessi che me li avete dati voi? Ho fatto la spesa sabato mattina.
– Signora, sabato mattina avrà fatto la spesa ma nessuna cassiera può averle dato quei bollini lì.
– Non sono una bugiarda!
Ed ecco che arriva il direttore con il suo bell’auricolare metallizzato piazzato nell’orecchio, interrompe una chiamata e si mette immediatamente al servizio della causa.
– Signora buongiorno, dica pure a me. Anzi, mi faccia dare un’occhiata ai bollini, la rassicura il diretùr.
– Sono scesa apposta per avere la mia padella, altrimenti me ne sarei rimasta a casa.
È sufficiente un’occhiata veloce, il logo della concorrenza presente sui bollini non lascia dubbi. Anche la cassiera li nota e solo un’occhiata severa del suo superiore la ferma prima di cazziare la cliente sbadata che le ha fatto perdere un mucchio di tempo. L’ora è quella di punta, le casse sono gremite di acquirenti che sfruttano la pausa pranzo per la spesa o, come me, si approvvigionano lì per i pasti in ufficio.
– Avete ragione entrambe, perché sono bollini nostri ma sono scaduti proprio la settimana scorsa. Probabilmente la cassiera non se ne è accorta. Linda, per cortesia, cambia i bollini alla signora.
Il direttore strizza l’occhiolino alla cassiera a fianco, chiedere una cortesia alla ragazza coinvolta nel battibecco sarebbe sconveniente. La sciura afferra con il piglio di chi ha vinto una battaglia per la sopravvivenza i suoi nuovi bollini e, uno ad uno, li attacca alla scheda di raccolta, e mentre intorno il flusso riprende regolare, si avvia al banco di assistenza per ritirare la sua padella antiaderente nuova.
supermercato
un vezzo
StandardBip. Bip. Bip. Bip.
– Prego
– Giorno.
– Buongiorno. Ha la tessera?
– Ehm.. no.
– Sacchetto?
– No grazie, ho la borsa
Bip. Bip. Bip.
– Sta bene con la barba.
– Grazie.
Bip. Bip.
– Come mai se l’è fatta crescere? Un vezzo?
Bip. Bip. Bip.
– Beh, ormai è un anno che ce l’ho. Ero stufo di farmela ogni giorno e…
– Ah, ho capito. Un vezzo. Sono diciotto euro e venti centesimi.
– Ecco.
– Non ha i venti centesimi?
– Mmmm… no. Mi spiace.
– Si, sta bene con la barba. Diciannove eee… venti. Ecco.
– Grazie. Arrivederci.
– Arrivederci.