Quell’effetto per cui quando hai due tv una in cucina e l’altra in sala sullo stesso canale non sono mai sincronizzate e senti una di qualche decimo di secondo in anticipo sull’altra è amplificato se segui la stessa trasmissione su Sky e sul digitale terrestre e non chiedetemi il perché. Se poi ci mettiamo anche lo streaming dello stesso programma su Internet possiamo anche lasciar perdere qui. Ho chiesto a Marco se da lui in ufficio hanno visto la partita dell’Italia venerdì scorso perché da noi c’era la sala riunioni gremita con il maxi-schermo. Io per fortuna ero fuori per lavoro con un mio cliente, un noto produttore multinazionale di smartcosi che pretende che quando siamo in sua presenza e abbiamo telefoni di marche diverse dalla sua dobbiamo mettere una pecetta sul logo del nostro dispositivo (non è proprio così, perché il cliente in questione non produce telefoni ma un altro tipo di tecnologia di cui è leader mondiale ma non scrivo dettagli per non essere rintracciato e severamente punito per queste illazioni). Che ci volete fare, anche questo fa parte del mio lavoro. Invece da Marco hanno visto la partita ciascuno sulla sua postazione in streaming via Internet, con il limite che ad alcuni la rete probabilmente funzionava meglio e quando l’Italia ha segnato agli sgoccioli dei tempi regolamentari tutti hanno esultato e lui non capiva il motivo perché era una trentina di secondi in ritardo e questo gli ha rovinato la sorpresa. Poverino. Comunque Marco è fortunato perché ha un animo molto sensibile e, malgrado sia una specie di culturista (il diametro dei suoi avambracci è circa quello del mio giro vita) suona il piano con una delicatezza mai sentita. Suona meglio di me, peraltro. E non è il solo.
streaming
se la tv on demand non rispond
StandardVolevo scrivere qualche considerazione su Jonathan Franzen, il nuovo romanzo “Libertà” (ho solo 6 prenotazioni in biblioteca prima della mia, un totale ad oggi di 38, il momento della lettura si avvicina), di quanto ho apprezzato “Le correzioni” e “Forte movimento”, di quanto mi coinvolga la sua scrittura. Volevo approfittare di alcuni spunti emersi durante l’intervista all’autore sabato scorso a “Che tempo che fa”, particolari che avevo notato anche io nelle sue opere precedenti tanto quanto la persona seduta nella metà sinistra dello schermo. Volevo sottolineare qualche collegamento, qualcosa che mi sembrava intelligente. E per pubblicare un post completo di fonti e richiami, ma anche per controllare che quanto avevo sentito durante la trasmissione fosse davvero quello che ricordavo, passaggi che avevo pensato di lasciar decantare per non scrivere mosso dall’entusiasmo, a caldo, sono andato su youtube a cercare l’intervista. Toh, non è stata ancora pubblicata (ultimo aggiornamento: le 19.29 del 23/03). Il che è curioso: Santoro, Littizzetto, Travaglio e altri fenomeni televisivi sono disponibili già a pochi minuti dalla fine dei loro interventi. Peccato che uno dei più noti e bravi (e anche un po’ di moda, diciamolo, ma, come si dice da queste parti, in sci veghen) scrittori contemporanei non sia altrettanto oggetto di culto (mi direte: perché, se ci tieni tanto, non lo metti on line tu?).
Vabbè, poco male, vado sul sito della RAI, sicuramente lo trovo lì. La prima volta, mi viene chiesto di scaricare Microsoft Silverlight, che, a dir la verità, non so nemmeno se si tratti di un plug in o che altro. Ma tale è il desiderio di rivedere Franzen, di non lasciarmi scappare le cose che vorrei scrivere che clicco il consenso all’installazione senza pensarci su, qualsiasi cosa sia. Magari è uno spyware di Microsoft che serve a identificare programmi craccati. Sono fritto. Speriamo di no.
Poi però metto a fuoco il nocciolo della questione: il fatto che un portale come quello della RAI utilizzi una tecnologia di streaming differente da Youtube, che, per quanto ne so io, è la più comoda e funziona con qualsiasi sistema operativo e qualunque browser. Da sempre ho il mito dell’integrazione, dell’interoperabilità tra ambienti e dell’utilizzo di sistemi standard, il tutto favorito dall’uso del protocollo IP. E penso anche che il servizio di web TV on demand di una emittente prestigiosa e autorevole come dovrebbe essere l’emittente pubblica italiana utilizza piattaforme non immediate e poco comuni, il che non depone a suo favore.
Non fa nulla. Installato Silverlight, chiudo Firefox, lo riavvio, torno al link. Parte la pubblicità, 14 secondi al contenuto scelto. Bene. Silverlight funziona. Poi l’animazione del loading. Bene. Poi il buio. Il nulla. Ci riprovo, pensando nel frattempo, per non perdere l’ispirazione preziosa, a come organizzare le cose da scrivere. Chiudo Firefox, lo riavvio, torno al link. Altra pubblicità, questa volta solo 9 secondi. Ok. Poi ancora l’animazione. Poi un avviso: “Riconnessione al server in corso”. Ed ecco, finalmente, il video tanto agognato.
Ops. Contenuto non disponibile. Ma no. Sarà un problema di sovraccarico. Sarà il mio PC. Sarà Firefox. Sarà per la prossima puntata.
p.s. forse era destino, le cose che volevo scrivere su Franzen, e che nel frattempo ho dimenticato, non erano così interessanti. Magari mi verrà in mente qualcosa una volta finito “Libertà”. E lo so, il titolo di questo post non è granché.