e-versione

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Da quando c’è l’Internet, da quando anche i bambini di 3 anni possiedono fotocamere digitali e da quando qualunque scatola elettronica – dai cellulari al Nintendo DS – può scattare e riprendere video. Da quando qualsiasi cosa fai puoi essere sgamato e messo in rete alla gogna, perché una connessione ce l’hanno tutti e le informazioni nel giro di pochi minuti fanno il giro del mondo. Da quando qualunque parere che scrivi su un social network può rovinarti la vita o farti diventare un opinion leader nel giro di una giornata. Da quando la fama e la fortuna possono essere conquistate e perse nel più casuale dei modi perché tizio o caio ti linkano e tutti vengono a sapere che cosa hai fatto, nel bene e nel male. Da quando puoi diventare una star virale su youtube, puoi impersonare un meme ed essere reinterpretato e remixato e rivoltato come un calzino un miliardo di volte. Da quando un appello per vedersi in piazza per qualunque motivo può essere lanciato e giungere a destinazione in pochi secondi ed è possibile riunire folle e – volendo – organizzare rivoluzioni con un paio di clic se solo sapessimo essere meno egoriferiti. Da quando esiste questo insieme di cose, che non saprei definire altrimenti se non la digitalizzazione della vita di tutti noi, il mondo non è più lo stesso, e so di dire una banalità, ma avete capito cosa intendo.

Una volta ho pensato, e forse l’ho scritto anche qui ma non ricordo dove, chissà cosa sarebbe successo se nel 77 ci fossero stati i blog, per esempio. Ma non c’erano, c’erano i programmi delle radio libere e i collettivi. Comunque in quel periodo lì accadevano un sacco di cose estremamente sconvenienti, bombe e stragi e gente che ammazzava altra gente. Su molti di quei fatti non è stata mai fatta chiarezza, ci sono stati depistaggi, servizi segreti, la CIA, le forze dell’ordine e la mafia e tutta una serie di apparati che si erano posti un obiettivo che ora è lunga da raccontare qui – e poi non ne sarei nemmeno all’altezza – ma che se non è stato perseguito si può dire che chi l’ha progettato c’è andato molto vicino. E quando si tessevano tutte queste trame, che poi è ancora persino da vedere se sono state davvero ordite o se è solo tutto un volo di fantasia di un paio di generazioni di storiografi molto visionari, non c’era né l’Internet né le telecamere di videosorveglianza e tutto il resto sopra elencato, quindi per gli operatori occulti che lavoravano nell’ombra è stato abbastanza facile.

Ecco, alla luce di quanto è successo a Brindisi, che poi magari è solo l’opera di un malato di mente megalomane e la cosa, come speriamo tutti, finirà qui, io sono convinto che se ancora una volta c’è qualcuno che sta macchinando per scrivere una storia parallela a quella che “siamo noi” per far sì che poi un giorno la storia “saranno loro”, io sono anzi più che convinto che per queste persone sarà tutt’altro che semplice non farsi sgamare. Perché per ogni killer nascosto là fuori e pronto a far saltare in aria qualcuno, per ogni gruppo eversivo che piazza una bomba in una stazione in agosto, per ogni organizzazione paramilitare che organizza campi di addestramento in Sardegna, ci sono migliaia di persone che possono cogliere chiunque in flagrante. Quegli altri individui, quelli cattivi, sempre che esistano, devono stare molto all’erta. Lo stragista è diventato un mestiere davvero complicato da svolgere. E stiamo anche attenti tutti noi: lo so che quella degli anni di piombo è una storia che non si ripeterà, ma non si sa mai.