Se dovessi fare l’elenco delle cose che mi urtano non poco del genere umano, gettando così benzina sul fuoco della misantropia, mi ci vorrebbero almeno un paio di serie complete di “Vieni via con me”, che per l’occasione si chiamerebbe “Stai pure lì dove sei, grazie”. Parliamo, per esempio, delle abitudini più tamarre della bella stagione: data per scontato al primo posto la conferma dell’ostentazione di carnazza un po’ ovunque e dei nudi di rotolini sui fianchi, non certo per bigottismo quanto per puro senso estetico, laddove è bene non rendersi schiavi della moda se non si è all’altezza (al peso, più che altro) di tale dipendenza, salgono prepotentemente ai vertici della top ten del fastidio personale due vezzi, più che stili di abbigliamento, rispettivamente uno maschile e uno femminile.
Prima le donne? Ok. Che ne pensate dell’uso degli stivali in estate? Non tengono caldo? Non provate fastidio a sguazzare nell’umidità da microclima da calzatura alta che, pur mettendo in risalto – ma non sempre – popliti e cosce resta comunque più consona (soggetto: la calzatura alta) a temperature autunno-invernali? Sotto indossate un calzino adeguato (spero per voi)? Per le vie del centro è tutto un tripudio di stivale su gamba nuda, chi con le frange e le perline o i lacci che si abbarbicano su, un contrasto a cui non mi abituerò giammai.
Per lui, invece, ecco una nota di demerito riguardo i colletti delle polo all’insù che, siano esse Lacoste, Fred Perry o sottomarche tarocche del Carrefour, conferiscono un portamento degno del Billionaire, un mix tra un calciatore in ritiro a Sharm e un Capitan Harlock in versione Porto Cervo. Da dove nasce questa tendenza? Eccesso di amido in fase di stiratura? Voglia di aerodinamicità? Prosieguo artificiale del trapezio? E poi, da chi lo avete imparato? Chi è l’archetipo? Se proprio vi occorre sentire maggiore protezione alla collottola, perché magari avete il terrore ancestrale dei coppini, una bella camicia è quello che fa per voi, ed è molto, molto più elegante.