La fantascienza popolare non ci ha preso molto, del resto nessuno degli scrittori, sceneggiatori o registi del genere sci-fi ha mai dichiarato facoltà divinatorie, o almeno non mi risulta. Il capolavoro kubrikiano ambientato nel 2001 è forse l’esempio più eclatante. Non solo non abbiamo preso il controllo dello spazio, ma nel frattempo il pianeta stesso in cui vivamo negli anni successivi all’ambientazione del film si è ribellato, tanto che ora ci è impossibile perfino prevedere le conseguenze di un evento meteorologico straordinario, figuriamoci muoverci in orbita a ritmo di valzer viennese. Per non parlare della dimensione dei computer stessi, molto meno ingombranti di Hal 9000 e molto meno intelligenti, anche se è vero che da un certo punto di vista sono in grado di prendere il sopravvento. A chi non capita di litigare quotidianamente con Windows?
Siamo inoltre passati indenni dagli anni ’80 in cui, secondo la celebre saga televisiva di UFO e del comandante Straker, avremmo subito una disdicevole invasione extraterrestre che avrebbe concentrato sul quel fronte tutti gli sforzi bellici dell’umanità intera. Se siamo qui a scriverne su un blog significa che la guerra la facciamo ancora inter nos e che per fortuna dalle altre galassie ci lasciano in pace, ci mancherebbe ancora dover lanciare i nostri cacciabomobardieri contro quei dischi volanti di latta che noi bambini di allora avremmo combattuto e vinto con un apriscatole tanto avevano l’apparenza di contenitori alimentari, oggetti spaziali ma allo stesso tempo tutt’altro che alieni dal nostro quotidiano.
Ma la previsione non avveratasi che mi ha deluso di più è stata quella del 1999 e non tanto per l’uscita dalle orbite terrestri della luna e della base Alpha, l’uomo non potrebbe da quaggiù fare a meno del suo satellite preferito nonché unico elemento ispiratore di pastori erranti e sognatori in generale. Intanto la Dottoressa Russell è stata una dei primi protagonisti femminili delle fiction a popolare il mio immaginario erotico, gettando le basi della mia predilezione verso le donne autorevoli e di intelligenza superiore. Ma adoravo quel telefilm perché era il compimento generale del mio senso estetico. Non so cosa avrei dato per un futuro in cui uomini e donne avrebbero potuto vestirsi così, come gli abitanti di quella città vagante, con quelle tute e quei non-colori. Ma le cose in realtà si sono messe male e già a partire da qualche anno dopo la fine quella serie si capiva che la moda si stava allontanando da quei parametri come il comandante Koenig dal pianeta Terra e che un simile livello di stile non sarebbe mai stato raggiunto in tempo. Fino all’amara consapevolezza, sorta a fine secolo scorso, che magari da qualche parte nello spazio qualcuno così elegante esiste veramente, ma non certo qui. Nella foto, i protagonisti di Spazio 1999 ritratti con la tuta della domenica, pronti a godersi il tempo libero.