Rientro a casa fischiettando il solo di Miles Davis su So what. Quale migliore occasione per mettere su Kind of blue. Parte così la traccia 1, So what appunto, l’inno universale del jazz modale. Mia figlia, 7 anni tra una decina di giorni, ascolta un po’ e poi mi dice: “Papà, questa è quella che suoni sempre tu”. Non mi soffermo sull’orgoglio paterno che in quel momento è esondato, e mi limito a due chiavi di lettura. La prima è che il jazz è un linguaggio accessibile, non conta l’età o la cultura. Semplicemente è una questione di abitudine a un tipo di armonia spesso lontano dagli standard (scusate il gioco di parole) che la musica “commerciale” passata in tv, alla radio e al cinema ci impone. La seconda è che suono una versione di So what tutto sommato comprensibile.