Una delle dicerie più buffe che giravano una quindicina di anni fa, quando erano stati commercializzati i primi cellulari con la suoneria personalizzabile, era che la questione della diffusione in posti pubblici di musica protetta da diritti – anche tramite l’approssimativo sistema di amplificazione dei cellulari che giravano allora e anche nella riduzione a suoneria telefonica – avrebbe dovuto in qualche modo essere regolamentata. Il che, in soldoni, significava far pagare la SIAE a chi impostava un pezzo dei Queen come squillo associato ai contatti appartenenti al gruppo “colleghi di lavoro”, un gruppo di contatti per i quali se fossi uno da suonerie personalizzate utilizzerei la marcia funebre di Chopin oppure un qualsiasi brano di uno dei gruppi che meno sopporto e che odio a morte. Ecco, i Queen per esempio. Per chi ama alla follia la musica come il sottoscritto, far identificare a terzi i propri gusti musicali o qualcosa di associabile al proprio universo sonoro tramite un qualsiasi canale di comunicazione, una maglietta (giusta o sbagliata che sia ) con il logo del gruppo del cuore o una suoneria potrebbe risultare comunque uno dei biglietti da visita più efficaci. Invece mi spiace deludervi ma oggi ostento un banalissimo ringtone 1 anche un po’ da suonini retro dei videogiochi a 8 bit, a dirla tutta. Ma ai tempi del Nokia 7110 avevo persino trovato un composer per personalizzare le suonerie con il quale avevo preparato una versione dell’Internazionale che quando mi squillava in treno si giravano tutti e a me veniva sempre da alzare il pugno della giustizia proletaria. Il mio amico Stefano invece, che era molto più snob di me, con lo stesso software aveva composto una melodia caccofonicissima o, come diceva lui, free jazz che gli invidiavo ogni volta che qualcuno lo chiamava. Ma il punto è che oggi delle suonerie fighe a nessuno non gli interessa più niente. Il che è pazzesco se pensate che c’è gente che con lo smartcoso ci ascolta pure la musica senza badare a chi ha vicino e che ci sono certi modelli che hanno una buona fedeltà. Nessuno della generazione di mia figlia, per dire, si sbatterebbe con i programmi di audio editing a tagliare il ritornello della propria canzone preferita in modo che cominci proprio da quel punto lì, quando squilla il telefono. Addirittura mia figlia tiene costantemente il telefono nemmeno sulla vibrazione ma proprio sul silenzio totale, e ogni volta che devo chiamarla la discussione che ne deriva è sempre a stessa perché io mi incazzo perché lei non risponde mai e non c’è verso di farle capire che il telefono, principalmente, serve a parlarsi.