Questo fiorire di cittĆ intelligenti mi fa rimpiangere la provincia ignorante o la periferia pluri-ripetente che si ferma alla scuola dell’obbligo. Informazioni e processi che si inseguono lungo reti senza fili richiamati da dispositivi ubiqui e che ti attraversano la strada all’improvviso e occorre stare attenti, io un paio di sere fa non ho visto una tizia che si ĆØ lanciata sulle strisce mentre consultava il suo smartcoso e ci ĆØ mancato poco che la tirassi sotto. GiĆ ci sono problemi di sovraffollamento, quartieri dormitorio, minacce alla convivenza civile e parcheggi e ci mancavano pure i Big Data a prendersi tutto sto spazio e a intasare ulteriormente il traffico nell’ora di punta. Che poi ĆØ tutto da vedere se vivere immersi nelle trasmissioni di dati invisibili fa bene o male, se ci sono rischi come per lo smog o l’inquinamento acustico. Occhio non vede cuore non duole, diceva l’Italia di qualche tempo fa prima che hot spot, servizi informatizzati, auto elettriche e tecnologie distribuite ne costringessero l’evoluzione verso l’inconsistenza necessaria a traguardare il futuro, come i materiali che diventano sempre piĆ¹ leggeri pur mantenendo inalterate le qualitĆ o i microchip che si riducono a vista d’occhio. Quello che sfugge ai piĆ¹ ĆØ che se il mondo diventa sempre piĆ¹ smart l’uomo si fa sempre piĆ¹ idiota. Ce la meritiamo la raccolta differenziata intelligente, le App dei trasporti pubblici che ci fanno risparmiare tempo oltre a spostarci senza inquinare e il catasto digitalizzato? No, che domande, se siamo sempre quelli che mettono le bottiglie d’acqua accanto all’uscita del box per non far pisciare i cani, gettiamo la cicca per terra, paghiamo con montagne di contanti e giriamo con la corona del rosario che dondola appesa allo specchietto retrovisore. Tutto sembra pronto per il futuro tranne il genere umano, e in pieno pessimismo cosmico prevedo una disfatta epocale al nostro stesso progresso prima ancora dell’invenzione e la diffusione di un sistema che impedisca nelle stazioni ferroviarie la concomitanza degli annunci vocali con lo stridore dei freni dei convogli in arrivo.