cose che, nel migliore dei casi, non portano da nessuna parte

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Ogni tanto vado su LinkedIn e posto qualche articolo che trovo in giro. Un’intervista a Don DeLillo sul suo nuovo romanzo “Zero K” che non si sa ancora quando uscirà in Italia, il link a una geniale rivista inventata dedicata ai papà, un post che ho trovato in giro su Shane Meadows, il regista di “This is England”. In poche parole, cose che non c’entrano nulla né con il lavoro che faccio e completamente inadeguate per il social network più noioso della storia. Mi sto dedicando sempre più alla mia nuova attività di situazionista linkediniano, dedicata ad attività controproducenti, provocatorie e assolutamente a cazzo con l’obiettivo di sminuire ulteriormente la considerazione che hanno di me i miei collegamenti professionali. Non chiedetemi perché non mi cancelli da lì, perché non so rispondervi. Ma se volete avere un’ulteriore prova di quanto riesco a essere cialtrone, mi sono pure inventato su Facebook una pagina in cui elargisco suggerimenti di musica non convenzionale a chi pratica la corsa, come se fossi uno che di corsa se ne intende e non un improvvisato podista della domenica senza alcun obiettivo o velleità agonistica. Se vi interessa, la pagina si chiama “Road to Nowhere” e la trovate qui. Indovinate a chi mi sono ispirato.

p.s. Invece la pagina di questo blog è qui. Vi aspetto.

situazionismo padano

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Ci si mette il loden blu quando si è invitati a mangiare la cassoeula a pranzo nei giorni festivi con quel tempo che c’è solo qui, potrei aggiungere una foto a corredo – una foto del grigio uniforme, mica un selfie, per chi mi avete preso? – anche se certe mogli, meno avvezze di noi al situazionismo padano ma mi verrebbe da dire al situazionismo tout court, fanno di tutto per farci desistere sottolineando la linea obsoleta di un capo di abbigliamento ahimé ormai fuori moda che, in parole povere, ci fa sembrare vecchi. Molto più di quanto lo siamo a prescindere.

Si pedala con una bici nera con i freni a bacchetta e la mantella nella nebbia già alle quattro del pomeriggio sul pavé, anche se la nebbia a Milano non esiste più dall’89, la bici nera con i freni a bacchetta (attenzione, la “e” si pronuncia esageratamente aperta) è meglio non prenderla che alla prima sosta te la fregano. Anzi, è preferibile tenerla in garage come un pezzo da museo e cercare a qualche mercatino dei ricettatori una qualsiasi finta mtb di seconda mano da usare per andare in stazione ogni mattina. Qui da me ti rubano pure i catorci, ma c’è qualche ladro gentiluomo che in cambio ti lascia un rottame che con un po’ di olio di gomito di chi sa risistemarli, e altrettanto olio di gomito a trovarlo, uno che le risistema le biciclette, magari qualcosa ci tiri fuori ancora. Il pavé, poi, ti sfascia le natiche che ormai sono avvezze solo alle sospensioni ultra hi-tech di quei cassoni dei ricchi che ogni due per tre bloccano persino il passaggio del tram, che basterebbe anche solo non lasciarli sulle rotaie del tram ma sarei più contento se non ve li compraste neppure.

Si sfoggiano persino neonati all’Esselunga come se l’imprinting della grande distribuzione locale fosse più importante di qualunque altro tipo di battesimo, sacro o profano. L’ingresso in società qui è inteso come il tuffo nella calca alla ricerca dei prodotti al 40% minimo, per quello pure ci si veste bene e se ci sono germi poco raccomandabili per la nostra prole meglio così, è situazionismo anche quello, manifestato a vantaggio degli anticorpi.

Il sorriso con cui convincere i cingalesi che vendono fiori che in fondo siamo felici così, infine questo va nella categoria del un punto di situazionismo e mezzo punto di ripudio dell’economia sommersa, d’altronde qui c’è stato l’incubatore dell’Italia post-tangentopoli, mica puoi pensare che siamo rimasti gli stessi. Che poi parlo io che non sono nemmeno di Milano, ma mi piace applicarmi affinché lo scenario di volta in volta mi confonda al meglio con le persone, le cose, gli ambienti nel bene e nel male, nello splendore e nello squallore. Mi siedo a un tavolo di un bar con tavolini d’epoca oggi gestito dai soliti cinesi, una sambuca e il Corriere del giorno prima che quello di oggi qualcuno se l’è pure fregato, dice il barista cinese, sicuramente qualcuno dell’est.