Per semplificare la catalogazione a fini della descrizione ad altri delle persone che incontro, e solo per quelle nuove, ho diviso le persone in categorie. Si tratta di un procedimento che ho brevettato molto tempo fa quindi non provate a soffiarmi l’idea che tanto è tempo perso e rischiate una querela che nemmeno ve la immaginate. Questo non toglie che non lo possiate fare anche voi. Come diceva la mia prof di matematica al liceo, la matematica è una materia meravigliosa ed è come guidare un’automobile. Le regole della strada, il funzionamento meccanico del motore e il carburante sono quelli, poi uno dentro ci sta come vuole. Questo per dire che nella vostra testa potete tranquillamente essere convinti di fare i filosofi e poi, nella realtà quotidiana, altro non siete che scribacchini che copiano a destra e manca per pubblicare in internet roba che leggeranno quattro gatti, questo per farvi l’esempio più prossimo a disposizione, che altri non è che me stesso. Quello degli archetipi umani è un gioco alla portata di tutti ma il problema è che non tutti conoscono il vostro fenotipo o genotipo di riferimento, quindi alla fine si fa sempre un bel solitario che non è poi male, perché aumentano le possibilità di riuscita. In questa sorta di fanta-umanità ho già collezionato diversi “ceppi” a cui ricondurre le persone che vedo o con cui ho a che fare ma superficialmente, perché la conoscenza approfondita fa disperdere le intuizioni e le somiglianze che scorgiamo nelle persone perché, con la frequentazione reiterata, gli aspetti superficiali che sono l’essenza di questo processo di link svaniscono in fretta.
Ho pensato quindi di introdurveli a ritroso in questo blog partendo dal più recente. Qualche settimana fa ho messo in vendita una bicicletta di mia figlia divenuta piccola, un modello entry level acquistato al Decathlon ma tenuto molto bene e soprattutto usato pochissimo perché della grandezza di quel periodo dei ragazzini in cui iniziano ad avere preferenze irragionevoli che noi adulti non possiamo capire. Mi sono però sforzato di corredare l’annuncio con un passaggio simpatico per attirare l’interesse in un mercato in cui l’offerta è superiore alla domanda. Ho scritto che vendevo la bici perché “i figli crescono e le biciclette di conseguenza”. Mi ha chiamato qualche giorno dopo un papà interessato all’oggetto proprio per quel motivo lì. Lo so perché al telefono mi ha ripetuto le medesime parole che avevo usato nell’annuncio.
Ci siamo messi d’accordo per la mattina successiva, era domenica. Sotto casa, non avevo nemmeno varcato il cancello che una bambina deliziosa aveva già esclamato con un’espressione che sarebbe impossibile da descrivere “il mio sogno si avvera”. Con lei, che si è precipitata subito a provare la bici, c’era la sorella maggiore e appunto il padre con cui avevo preso accordi, che non esiterei a inserire nella categoria del papà di Luca. Luca è un ragazzino ucraino che è stato adottato da una coppia che conosco con due figli già grandicelli. I genitori sono entrambi insegnanti delle superiori, persone colte e di un certo spessore. Gli uomini appartenenti alla categoria del papà di Luca parlano agli altri ma guardando lontano, come se la verità dovesse sorgere ancora a corredo di un sole invisibile. Vestono equi e solidali e si cibano di prodotti fair trade. Ma non è una posa, sono anzi ben determinati nel dimostrare che ci sono altri modelli di vita, lavoro, educazione dei figli. L’uomo che ha comprato la mia bici è della categoria del papà di Luca nella variante un po’ più fighetta, direi brianzola. Vedete? È un vero peccato che non conosciate il papà di Luca, anzi diciamo che è un vero peccato che non ci conosciamo di persona, potrei presentarvelo e insieme a lui mostrarvi tutti gli archetipi umani che ho raccolto a oggi.