Trovo che sia irriguardoso nei confronti della contemporaneità e degli sforzi dell’umanità intera, compiuti per tirare avanti e migliorare se stessa, ascoltare solo ed esclusivamente canzoni di cantanti morti o gruppi ormai più che dimezzati, vuoi per questioni anagrafiche o per la condotta di vita talvolta poco salutare dei componenti, che ora comunicano ai loro fan le giuste vibrazioni dal paradiso delle rockstar. Ecco perché credo sia fondamentale tenersi sempre aggiornati sulle novità discografiche, se non altro si può contribuire al percorso verso un successivo stadio di evoluzione e si toglie un po’ di eredità in termini di diritti alla progenie dei cantanti famosi, evitando che il frutto di tanti sforzi venga dilapidato solo in termini di nepotismo in tentativi di emulazione con successi oltremodo discutibili. D’altronde sembra quasi un destino comune alle persone normali, quello degli anziani di mescolarsi in mezzo ai giovani. Se John Lennon – che è morto ma che se fosse ancora in vita avrebbe 70 anni e rotti – usa risuonare nelle playlist degli adolescenti del 2013 è perché, tra la gente comune, i pensionati amano sbrigare al sabato commissioni e fare cose di cui potrebbero tranquillamente occuparsi in settimana, quando in uffici, negozi, servizi pubblici ci sono sono solo loro e la forza giovane e produttiva di questo paese cazzeggia sui Social Network in ufficio. Invece a tenere in mano il numerino delle code nei pochi negozi rimasti, o nei tavolini comuni ai numerosi bar a gestione cinese dei centri commerciali, sono in larga maggioranza loro, i pensionati che non a caso sono anche la larga maggioranza della popolazione autoctona. Come biasimarli, stare in mezzo a tatuaggi, infradito e pettinature da calciatori è meglio che contornarsi di carampane e fisici cadenti. E poi, con l’occhio dell’esperienza, è possibile trarre il meglio dai comportamenti e dalle abitudini delle nuove generazioni, si possono criticare e tirare sospiri di sollievo su che cosa, chi è nato sensibilmente prima, è riuscito ad evitare. E non mi riferisco solo ai soliloqui con il proprio dispositivo touch screen che probabilmente comporterà l’estinzione del genere umano. Qualche sera fa mi sono trovato in mezzo a un nutrito campione di giovani e giovani adulti, per così dire, in quelle atmosfere da ormoni e contratti a tempo determinato di cui i luoghi di ritrovo per giovani e giovani adulti sono pregni, uno scenario in cui l’anziano ero io. Tra crocchi di avventori con bicchieri di plastica pieni a metà di birra industriale emergevano qui e là, seduti sull’erba di un parco, coppie prevalentemente etero in via di formazione. Ragazzi impegnati in presentazioni in stile marketing di sé cercando di approfittare del giusto livello di persuasione nella ragazza target, e ragazze che si raccontavano guardando un punto indefinito mentre i ragazzi di cui erano target cercavano il giusto varco per compiacerle. Il tutto con canzoni di cantanti e musicisti defunti da tempo. Così ho pensato che ci sono cose che è bello non dover più fare, e che certi posti è meglio evitarli perché quello che avviene mescolato a quello che si sente a una certa età va fuori dalla nostra capacità di comprendere.
seduzione
libertanga
StandardL’art director della nostra agenzia rivale, che ormai non è più rivale perché stiamo combattendo una guerra dei bottoni, e lui prima di essere un art director è un mio vecchio conoscente (guai a dire amico) dai tempi delle palette ottimizzate a 256 colori, ha lanciato un thread di disappunto tra il serio e il faceto sulla sua pagina Facebook perché la sua collega Consuelo (nome di fantasia ma che si addice al carattere) cambia lavoro. Consuelo, mora e sulla trentina, è una ragazza che ha una passione profonda per il ballo latino-americano, tanto da aver negli anni fatto di questa passione una professione e ora, dopo anni di riviste impaginate, di fotoritocchi sui difetti cutanei delle fotomodelle e di gif animate, ha deciso di offrire la propria vita alla salsa (quella da sala da ballo) e di dedicarsi solo all’insegnamento della danza, di gruppo e non. Ma nella nostra agenzia rivale Consuelo lascia un vuoto che va oltre la perizia nell’uso a ritmi industriali della suite Adobe CS. E l’art director mio conoscente, un po’ per burla ma non so fino a che punto, ha fondato questo gruppo dedicato alle numerose volte in cui Consuelo, indossando pantaloni a vita notevolmente bassa, nella sua tipica postura di lavoro un po’ piegata sull’ennesimo file di Indesign da impaginare, lasciava pochi dubbi sul modello e colore del suo underwear, che ha un nome che si avvicina a quello di un celebre ballo di coppia sudamericano.
E lui, che con gli anni è diventato un po’ un ganassa, definendo quel dettaglio un valido e capiente portapenne, si chiedeva giorno per giorno, con qualsiasi temperatura e in qualsiasi stagione, quanto potesse essere salubre avere una così ampia fascia di pelle scoperta sulla pancia e sulla schiena, non risparmiando commenti sulla presenza del tatuaggio sul retro pensato, sono parole sue, quasi a indicare la via più breve per incanalarsi nel solco inframezzato da una striscia sottile di tessuto. Insomma, a volte basta un colpo d’aria che, preso dietro, ti blocca la schiena, o davanti, potete immaginarne le conseguenze. E la comodità di quell’underwear, portato quotidianamente solo con l’obiettivo di non creare spessore sotto gli abiti aderenti, il cui comfort è oltremodo dubbio per un’attività di ufficio, da trascorrere seduti per il 90 percento del tempo, senza alzarsi a svelare ai colleghi gli elastici delle mutande, e a stare chini sul Mac Pro in un posto dove è tutt’altro che gratificante essere seduttivi perché, specie da un paio d’anni, vige la morte dei sensi in tutti i sensi stessi. Ho detto al mio conoscente art director che sono un po’ cazzi di Consuelo, che ognuno si mette le mutande che si merita, che è poco carino ricordare una collega solo per il portapenne. Ma è l’idea della seduzione 24x7x365 che lo turba, che si senta il bisogno, maschi e femmine di ogni età, di piacere a se stessi e agli altri senza nemmeno un giorno di interruzione perché non si sa mai, un giorno in cui sei rilassato ed esci e non ti lavi e non ti dai il deodorante o ti metti le mutande lunghe che si vedono sotto i pantaloni, perché quel giorno lì potrebbe essere il tuo irripetibile giorno da preda.