Siamo alle solite, tanto rumore per nulla. La preoccupazione latente e trasversale sul tema “apocalypse later”, quella del 2012, mi ricorda il panico da millennium bug. Un pubblico vasto va manifestando segni di follia collettiva allo stesso modo in cui gli addetti ai lavori nell’IT nel 1999 prospettavano scenari, probabilmente piĆ¹ a ragione, catastrofici. Intere architetture di rete bloccate dal cambiamento di un cifra, strumenti di difesa informatici allo sbando per scenari apocalittici. Una gamma completa di disastri, che andava dal furto di dati e di soldi virtuali negli istituti di credito a vere e proprie guerre intergalattiche nucleari dovute a sistemi militari impazziti. E dopo il 2000 c’era chi sosteneva che il vero bug si sarebbe manifestato in realtĆ con il 2001, l’anno ufficiale d’inizio del nuovo millennio. Fortunatamente oggi siamo qui a parlarne come un b-movie di sci-fi, niente di piĆ¹. PerchĆ©, in realtĆ , non ĆØ successo un bel niente. L’unico a cambiare, in quella notte di fine anno, secolo e millennio, ĆØ stato il signor Aldo.
Aldo ha passato gli ultimi tre anni del secolo scorso letteralmente terrorizzato da quella convenzione generale che ĆØ l’indicazione del tempo. Voglio dire, che importanza ha se oggi ĆØ il 2.000 o il 1.441 o ĆØ il 4.357, un numero che in una notte d’inverno aumenta di una unitĆ ? Ma Aldo ha vissuto nell’angoscia compulsiva che il cambio di data comportasse l’azzeramento della sua esperienza nel secolo agli sgoccioli. Il novecento. Secolo breve, ma pur sempre denso di accadimenti. Aveva il sentore che il baco riguardasse la memoria collettiva, una sorta di formattazione generalizzata dell’hard disk universale. Come se ogni secolo si presentasse come un vaso non comunicante con quello dopo, raggiunto l’orlo del quale si sposta la canna dell’acqua per riempire quello successivo, da zero. Nulla di quanto successo prima viene passato al seguente, questione di un secondo e… zac. Tabula rasa. Per Aldo bisognava fare qualcosa, tracimare tutto il bagaglio di esperienze che nel suo caso, a sessantanni suonati, non erano poche.
Un’impresa ciclopica e titanica allo stesso tempo. Se non che Aldo ha posato i piedi per terra, per fortuna, e pensato di farsi carico solo di una piccolissima parte della conoscenza, quella che riguardava molto da vicino la sua giovinezza. Ha ristretto il suo campo alla letteratura sulla Resistenza. PerchĆ©, come se non bastasse il revisionismo e il sangue dei vinti (forse mescolato all’inchiostro soltanto dopo il cambio di secolo, non ricordo, e non chiedetemi di cercare Pansa su Wikipedia), il suo timore era quello che poi tutto scivolasse via, diluito nella brodaglia della riconciliazione. In uno stato che aveva passato gli ultimi ventanni a mettere i puntini sulle i, che cosa era rosso e che cosa era nero. Tsk. Vedere le cose col cannocchiale del tempo, un cannocchiale rovesciato, si vedono piccolissime e di pochissima importanza. Meglio avere un futuro che avere un passato, no? Ma Aldo non ha voluto farsi fregare. Se cancelleranno la Resistenza dai libri di storia, la racconterĆ² io.
CosƬ, uno via l’altro, tutta la bibliografia, tre anni circa sui libri scritti durante e dopo, Fenoglio, Vittorini, Calvino, ViganĆ², Pesce, Pavese eccetera eccetera. Un’operazione a volte forzata, per i testi meno oggettivi. A volte commovente, per i passaggi piĆ¹ ricchi di pathos, mi immagino le lettere dei condannati a morte. A volte colma di sdegno, per le nefandezze subite dalla popolazione civile.
Ed eccoci dunque al 31/12, i titoli di coda di un vasto quanto eterogeneo blobbone storico che va da Gaetano Bresci a Columbine. Il secolo che ha visto i piĆ¹ veloci cambiamenti della storia. Il signor Aldo ĆØ in casa con la sua famiglia, quando, al conto alla rovescia del Pippo Baudo o del Carlo Conti della situazione, inizia a sudare freddo. Ha memorizzato miliardi di parole e informazioni, ha poco spazio libero, ormai. Il suo livello di storage ĆØ quasi al collasso. Pochi dati e potrebbe succedere l’irreparabile. Anche un semplice guasto alla ventola, una caldana o un colpo di freddo, un eccesso di umiditĆ . E infatti, al meno uno, va in tilt. Lui, non il sistema informativo globale. Quel pesante secondo in piĆ¹ al compimento del quale sono mutate in un solo colpo migliaia, centinaia, decina e unitĆ , ĆØ stato fatale per il suo equilibrio. Il sistema operativo del signor Aldo ĆØ andato in crash, al pensiero di “ĆØ tutto perduto”, mentre il mondo cambiava solo la data e la realtĆ continuava come se niente fosse.
La mattina seguente, ĆØ il primo gennaio del duemila, Aldo si ĆØ svegliato nel suo letto, al fianco di sua moglie. Non ricordava nulla di quanto successo, chi l’avesse portato in camera. Vuoto. Nessuno sapeva della sua missione; da sempre grande lettore, non aveva destato preoccupazione nei suoi familiari, solo qualche domanda della consorte, leggermente colpita da questa frenesia monotematica ma non piĆ¹ di tanto, vista la passione di Aldo per le gesta dei partigiani e gli avvenimenti ad esse legati. Come prima cosa, sua moglie dormiva ancora, ha indossato le pantofole e si ĆØ diretto in sala, verso la libreria, per vedere se la sua collezione privata fosse ancora integra. SƬ, l’intera bibliografia sulla Resistenza non si era dematerializzata, era ancora lƬ, in bella vista e in ordine alfabetico. Quindi ha aperto la porta, ha ritirato il Corriere, a cui ĆØ tuttora abbonato, dalla cassetta della posta, e ha dato il benvenuto al nuovo giorno, la prima tacca del nuovo secolo, il contenitore di storia nuovo di pacca, certo che non ne vedrĆ il riempirsi fino all’orlo. A meno che i Maya non abbiano ragione e che non ci si trovi dentro un secolo brevissimo.