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L’unica volta in cui ho vinto non c’era un premio vero e proprio e non era nemmeno una gara sportiva o un concorso, quindi so che è difficile far rientrare questo successo in una sorta di palmares ma credetemi, è vero. E non voglio fare la lagna implorandovi di lasciarmi almeno la soddisfazione di questa vittoria visto che non vi costa nulla e non c’è qualcuno che è arrivato secondo o terzo e si meritava più di me la vetta della classifica. Non ve lo direi perché giuro che con i miei terzi, quarti e spesso ultimi e penultimi posti tutto sommato non mi posso lamentare.

E anzi, quando mi trovo a contatto con uno di quei fenomeni che sono arrivati davvero primi nelle competizioni che contano, mi viene voglia di andargli vicino e assicurarmi che non sia una macchina progettata per non sbagliare, voglio stringergli la mano, vedere se respira o se c’è dentro un congegno telecomandato a distanza che lo tiene su o con un sistema che da remoto gli suggerisce le risposte giuste da dare o i movimenti per battere gli avversari, nel caso di match sportivo. Non intendo quindi togliere niente a nessuno, scudetti o stelle sulla maglietta ché ve li meritate tutti. E vi consiglio di non barare, ché una volta l’ho fatto e sono arrivato quasi in cima in una graduatoria togliendo quindi il posto a uno che se lo meritava più di me e infatti poi sono stato surclassato con il tempo, ne porto le frustranti conseguenza tuttora.

Era solo per dire che l’unica volta in cui ho vinto non so esattamente che premio ci fosse in palio, ma ho capito di averla spuntata su un nutrito gruppo di gente che aveva probabilmente le stesse mie possibilità meno una, quella determinante, che mi ha permesso di staccare tutti. Sono arrivato primo e se non ricordo male, perché è successo un po’ di tempo fa, sono andato appena ho potuto a raccontarlo a un amico ma non per vantarmi, lui era uno di quelli molto più in gamba di me con la casa piena di trofei e medaglie e attestati di riconoscimento. Spero cogliate il senso metaforico delle mie affermazioni. Sono andato a raccontarglielo perché non ci credevo nemmeno io, era mattina e non ero riuscito a chiudere occhio dalle bollicine che si agitavano in tutto il corpo, così all’alba mi sono alzato e sapevo che dovevo raccontarlo a qualcuno. Avevo vinto, ero  stato scelto, me l’ero guadagnata. L’amico mi ha confermato che si trattava proprio di me, aveva assistito anche lui, mi ha rassicurato e poi mi ha pregato però di lasciarlo dormire ancora un po’ perché era un giorno di festa, un sabato o una domenica.

Ricordo però un vento forte perché poco dopo mi sono fermato ad ascoltarlo con la faccia, sapete quando ci si mette contro l’aria che spinge forte e il fatto di avere una forza invisibile e tutto sommato facile da resistere contro ci fa sentire doppiamente eroi, se abbiamo già una cosa di cui essere fieri. Sono rimasto lì a lavarmi con l’aria che mi sferzava contro e ho pensato che anche se non ci sarebbe stata più nessun’altra occasione per superare tutti e tutto come quella, un giorno, magari turbato da un’appagante metà classifica, avrei potuto scrivere ciò che stavo provando in modo che rileggendomi almeno per un minuto o due ci sarebbe stato un richiamo a quel momento di gloria, da respirare ancora a pieni polmoni.