Se fossi stato un, anzi “il” localizzatore dei sistemi operativi di basso livello incaricato di tradurre comandi e messaggi di avviso, avrei reso un pugno nello stomaco come “fatal error” con “errore madornale”, che magari non è proprio attinente ma ti dà la piena idea dell’operazione irreversibile. Quello che più restituisce l’idea della cosiddetta cappella colossale, ora non so se sia italiano o un modo di dire locale della mia regione di origine. Gli errori madornali, nella nostra vita quotidiana, sono quelli che quando li fai hai quel paio di millisecondi per renderti conto della cazzata che hai fatto e poi ne subisci, talvolta gravemente, le conseguenze. Avete presente il noto coyote che sta per cadere nel crepaccio dopo l’ennesima beffa del noto roadrunner? Quello è un errore madornale, quelli sono gli ultimi istanti di come era prima di aver sbagliato. Non so farvi un esempio personale, nel senso che non saprei quale scegliere perché ne ho a bizzeffe, ma ce ne sono. Sposti il libro che ti fa crollare la pila, dici la cosa più sbagliata alla persona che ami, sbagli l’uscita della tangenziale quando sei già in ritardo per un meeting di lavoro, e così via. Certo, ci sono anche le micro rotture, quelle per cui basta riavviare anche forzando lo spegnimento, poi tutto si riaccende, al limite anche in modalità provvisoria. Poi torna come prima. L’errore madornale invece spesso ti si ripresenta tale a ogni avvio, sempre che si riesca ancora a riattivare il sistema. Perché lo step successivo è ri-formattare, quello dopo è comprare altro hardware, con il quale a volte è facile commettere lo stesso errore. Perseverare.