sanremo 2014, i vincitori amorali

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Un festival sottotono, un po’ in secondo piano rispetto a cose più serie come i rigurgiti antidemocratici dei nazisti del grillinois, i tumulti ucraini e in Venezuela e le olimpiadi invernali che non so nemmeno su che tv le abbiano passate, di certo non sui canali che prendo io. Ma ci sono alcuni fattori che hanno contribuito ad abbassare la qualità di questa edizione, tenendo conto che stiamo comunque parlando di una manifestazione fuori dalla realtà e che non rappresenta nulla se non sé stessa. Ammetto poi di non avere seguito tutte le serate, e pure durante la finale ci ha pensato Ligabue a darmi il colpo di grazia – Ligabue che mi fa cagare sin dal 1990 se non prima – così ho pensato bene di non resistere fino alla proclamazione del vincitore, consapevole che i Perturbazione, comunque, non ce l’avrebbero fatta.

Intanto la coppia Fazio – Littizzetto siamo tutti d’accordo che basta. Poi dovremmo smetterla con le vecchie glorie della tv, la nostalgia con davanti il baratro fa tristezza doppia e non insegna nulla. E a Crozza cosa gli è preso? A stare con Fazio gli è venuta la benignite? Ma siamo noi che sbagliamo ad aspettarci cose diverse da un evento così, che è un po’ quello che dicevo qualche post fa paragonando Sanremo al governo Renzi. Ma veniamo alle canzoni:

Arisa: sopravvalutata, mi aspettavo il primo posto a Renga e non capisco davvero il perché della sua vittoria. Voto: 0
Raphael Gualazzi feat. The Bloody Beetroots: anch’io l’ho messa al secondo posto, divertente e originale anche se la presenza dell’uomo mascherato mi avrebbe indotto a una squalifica preventiva per inutile tasso di tamarraggine. Voto: 7
Renzo Rubino: chi? Voto: 0
Francesco Renga: le spettatrici che hanno sbavato tutta la sera sull’ex Timoria me l’hanno reso inviso. Canzone piaciona ma che non vale nemmeno la pellicola che avvolge il cd di Marco Mengoni. Voto: 0
Noemi: al solito il timbro no-future, questa volta però alle prese con un testo che non sono solo parole ma anche un po’ di spensieratezza. Solito giro di accordi tutto sommato gradevole. Nella mia classifica si piazza terza. Voto: 6.50
Perturbazione: una delle più belle canzoni mai sentite a Sanremo, perfetto mix tra pop, originalità e atmosfere indie. Resta il dubbio sul ruolo del violoncello e chi, dal vivo, suonerà le parti di Moog e di Theremin, considerando che non hanno un tastierista. A proposito, se vi occorre potete contattare me (ho comprato “In circolo” a un vostro concerto, appena uscito. Potete fidarvi.) Voto: 10
Cristiano De Andrè: dupalle, eh. Spiace per il cognome che porta, ma il patronimico nel pop non sempre è un valore aggiunto. Voto: 2
Frankie Hi-Nrg: niente di che, mi aspettavo grandi cose ma l’unica conferma che mi ha dato è che a Sanremo porta pezzi scadenti. Voto: 3
Giusy Ferreri: senza la produzione di Trentacoste, quello che suonava la chitarra ne “Il mare immenso” che è un pezzone, torna nell’anonimato non prima di aver sfoggiato un taglio di capelli da bulla di Bollate. Voto: 0
Francesco Sarcina: un po’ meglio del peggio ma senza nessuna vibrazione. Voto: 4
Giuliano Palma: il zillismo e i finti anni 60 hanno rotto il cazzo, lui pure, per di più con scelte armoniche – ascoltatevi la progressione finale di “Così lontano”- oltremodo discutibili. Voto: 0
Antonella Ruggiero: mi sono addormentato, ho apprezzato però il tormentone sui socialcosi circa la sua somiglianza con Robert Smith da vecchio. Voto: 2
Ron: imbarazzante. Voto: 0

Siete o non siete d’accordo?