un’elezione da poco

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Non è andata benissimo Anna Oxa a Sanremo, vero? Meglio invece per Behgjet Pacolli, suo ex-marito, il nuovo presidente del Kosovo. I dettagli su il Post.

Sanremo 2011, vincitori morali e immorali

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La prassi vuole che il vero snob intellettuale di sinistra segua in TV la serata finale di Sanremo in quanto comportamento volto a sancire la propria superiorità morale sullo snob tout-court che invece non segue Sanremo per suggellare la propria superiorità intellettuale su chi segue Sanremo per dichiarare la propria appartenenza ai trend socioculturali standard e marcare i confini con chi segue Sanremo in quanto manifestazione nazionalpopolare imposta dall’opinione pubblica e quindi da seguire. Non c’è, in parole povere, chi segue Sanremo e basta. Sanremo non piace a nessuno. Lo si segue perché lo si deve seguire oppure lo si segue per manifestare dissenso verso chi non lo segue per manifestare dissenso verso chi lo segue perché lo si deve seguire. Chiaro, no?

Tutto questo per introdurre la storia di tre famiglie riconosciute come snob e intellettuali di sinistra, la cui superiorità morale è fuori discussione, che si sono riunite nel salotto più capiente a disposizione muniti di bloc-notes e lapis per giudicare, attività in cui sono insuperabili. Questa volta l’imputato è il festival, l’intento è di dare i voti alle canzoni in gara e fare le primarie in casa degli altri.

Andiamo subito al dunque: per la commissione ha vinto la coppia Madonia-Battiato, ovviamente. I vincitori morali. Oddio, anche l’autorità di Vecchioni è ineccepibile, ma non si può vincere Sanremo regolarmente e moralmente, perché si entra a far parte del gioco. L’outsider al massimo arriva secondo. Podio anche per Davide Van de Sfroos, personaggio scomodo perché il folk è sì popolare, ma piuttosto borderline con temi quali la tradizione di paese e, quindi, di questi tempi, con la Lega. Faccio (giustamente) notare che è importante riappropriarsi del territorio, del locale, del dialetto, proprio per togliere spazio alle camicie verdi. Un sospiro di sollievo: i voti a Yanez possono essere assegnati senza senso di colpa alcuno. La coscienza è al sicuro.

Ma la sorpresa inizia per gi ed effe. Giusy Ferreri. Il pezzo spacca e il verdetto è stato unanime. D’altronde, c’è Bungaro tra gli autori e si sente la produzione indie di Marco Trentacoste. Malgrado ciò, non avrebbe potuto certo aspirare ai primi posti, l’autorità di Battiato unita all’eleganza dell’ex-Denovo (e alla presenza di Carmencita) non può essere certo essere soverchiata da una qualsiasi vincitrice di X Factor. Che diamine. Allora è Giusy la vera vincitrice (im)morale? Proprio così. Usciamo allo scoperto e assumiamoci le nostre responabilità. La sua canzone è la vera vincitrice. In quanto fuori dalle categorie di riferimento dei giudici di cui sopra, ha prepotentemente superato anche concorrenti dati come favoriti, come i La Crus. Un bel risultato inaspettato. Ma lo si può dire?

Per altri, cuori all’impazzata e un sussulto di malinconia sul refrain, più che sulla commovente interpretazione di Albano, di “Amanda è libera”. Il forte richiamo all’Inno dell’Unione Sovietica è evidente. Probabilmente l’influenza del politburo ha influito sul verdetto ufficiale della manifestazione. Un segnale d’allarme anche per chi, nel PD, cerca consenso al centro.

Tutto il resto va nel dimenticatoio, sarebbe impietoso demolire chi, già di per sè, risulta obsolescente e/o kitsch. I cantanti-urlatori, con look da agente tecnocasa, taglio di capelli da struscio al centro commerciale e vistose patacche al bavero da street marketing (“vuoi perdere peso? Chiedimi come”), prodotto del peggio della sottocultura da Maria De Filippi, sono al di là di un gap che non permette nemmeno la minima interpretazione. Voto non pervenuto.

A corollario della musica, da queste parti le smorfie non si risparmiano per Luca e Paolo, che da sagaci impiegati Mediaset hanno deluso chi se li aspettava graffianti (?!?!) e pungenti (?!?!) come al solito. Oltre a questa accusa, lo stesso membro della commissione mi fa notare che aver messo sullo stesso piano Fini e Berlusconi ha trasmesso il messaggio che siano stati entrambi a sputtanarsi a vicenda, mistificando la realtà di tentativo di sputtanamento unilaterale. Il continuo colpo al cerchio, colpo a Masi è risultato oltremodo patetico.

Il dibattito prende anche Wittgenstein, che su Il post parla (male) di Vecchioni.

Sanremo 2011, ecco chi vincerà il Festival

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La mia amica S. deve scrivere un pezzo su Sanremo, qualcosa che metta insieme, come è ovvio, musica, costume, gossip e così via. S. è la stessa fan di Morrissey che nel 1987 o giù di lì, ora controllo meglio (1), partì alla volta della cittadina rivierasca per intercettare il suo idolo, ospite straniero di quella edizione del Festival. E di episodi di quel genere me ne ricordo diversi. F. che sosteneva di aver soccorso David Gahan fattissimo o in preda a una sbornia colossale mentre vomitava per i caruggi di Sanremo (2), qualche anno prima. Ricordo anche M., un tizio buffissimo che era convinto di somigliare a John Taylor, che conciato in perfetto stile duraniano faceva incuriosire giornalisti e ragazzine isteriche sul lungomare durante i giorni del festival (3). Sui Duran Duran a Sanremo qualcuno scrisse pure un libro, faccio finta di non ricordare titolo e autrice per non essere accusato di dedicare la mia memoria solo ai ricordi più futili. Al diavolo il dovere di cronaca. Metto solo un link e la cosa finisce qui.

Ma torniamo a S. e al suo articolo. Le ho consigliato, in alternativa, di puntare più alla sostanza, se sostanza e Festival di Sanremo possono coesistere nella stessa frase, raccogliendo in una sorta di superclassifica (roba da supertelegattone) i prodotti più più originali che sono stati lanciati da quel palcoscenico. S., che dagli Smiths è passata nel corso del tempo a fenomeni sempre più estremi di musica alternativa, per darvi in pasto alcune perle di competenza vi butto lì gli Einsturzende Neubauten o roba alla Sigur Ros, mi guarda e storce la bocca. Ma sì, le ho detto, poi metti un lancio tipo “Sanremo 2011, ecco chi vincerà il Festival” (già, proprio come il mio), aggiungi un po’ di tag accattivanti (come quelle qui sotto), magari posti il link sulla pagina Facebook della tua testata, e il gioco è fatto. “Sì, ma non ho ancora capito a quali contenuti ti riferisci“. Già, S. è un animale da nicchie. Con calma, procediamo con ordine.

Pur lasciando perdere conduttori – a cui e di cui non si deve parlare – e coordinatrici di palco (per non usare il termine vallette), a memoria d’uomo (la mia, siete in una botte di ferro) ci sono decine di casi da riesumare. Mi riferisco a brani eliminati dopo la prima serata, ultimi posti, o anche brani e artisti di successo che è ingiusto snobbare solo perché presentati in quel calderone obsoleto e completamente avulso dalla realtà artistica e musicale italiana che è Sanremo. S. ha così scommesso che non ce l’avrei fatta a mettere insieme almeno 10 esempi, canzoni che lei potrà raccogliere nel suo articolo. “Tsk“, le ho detto. “Sei pronta? Accendi il registratore, andrò in ordine sparso“. Si va in scena. Visto il mio background (e la mia età), il periodo preso in rassegna va dal 1975, prima edizione di cui mi ricordi, al 2001, ultima edizione che ho seguito, più qualche eccezione vissuta di riflesso. “Considera però l’anno di uscita e il contesto, naturalmente“. L’innovazione è sempre relativa.

1. di Ruggeri – Muzio: Contessa. Cantano: i Decibel (1980)


Lo so. Ho iniziato con un brano classico e scontato. Ma non si era mai sentito un pezzo così e mai visto un look simile, in Italia. Da leggere, sul sito dei Decibel, la genesi del pezzo.

2. di Cocciante – Santandrea: La fenice. Canta: Santandrea (1984)


Una sorta di Giovanni Lindo Ferretti (chissà perché mi viene sempre da scrivere Giuliano Lindo Ferrara, mah.. sarò tratto d’inganno dalle iniziali?) in versione operetta, su base plasticosa italo-disco-wave anni ’80. Dimenticato presto, non da me, ricettacolo di pochezze. Ritornerà alla ribalta qualche anno dopo con il nome completo di battesimo (Rodolfo), autore e interprete della celebre “ho un’arancia nella pancia”.

3. di Abate: Cose Veloci. Canta: Garbo (1985)


Lo so (ancora). Su guggol digiti Garbo e Sanremo e ti viene fuori come risultato Radioclima, binomio certificato anche dai cultori e puristi. Una pietra miliare, certo, ma io preferisco questo brano dal piglio alla LLoyd Cole, più evoluto e maturo anche se meno wave e berlinese (nel senso del periodo di Bowie). Come per Radioclima, la critica gli ha riservato il fondo della classifica. Tsk.

4. di Fossati – Guglielminetti: Un’emozione da poco. Canta: Anna Oxa (1978)


“Anna Oxa conciata come una punk londinese”, dice un noto motivetto degli Offlaga Disco Pax. E chi non se la ricorda? Peccato l’involuzione e la discesa verso i meandri dello specifico sanremese, unico palco che l’ha vista davvero protagonista. Qui, era il 78, ci si aveva l’abitudine di bucarsi le guance con le spille da balia e di bucarsi le vene con altro. Il punk, quello estetico e modaiolo di Malcolm Mc Laren viene sdoganato anche nella più tradizionalista della tradizione canora italiana, in prima serata, sul Primo Canale. Ricordo di aver aspettato l’esibizione di Anna Oxa a Disco Ring la domenica successiva, e di essere stato premiato con lo stesso inizio di esibizione, spalle al pubblico. Questa sì che è trasgressione.

5. di Bissi – Battiato – Pio: Per elisa. Canta: Alice (1981)


Battiato in versione femminile. Fu amore a prima vista, soprattutto perché, studiando pianoforte, colsi la citazione colta. Non trovo il video di tratto da Sanremo, spero vi accontentiate di questo.

6. di Romano – Casacci – Di Leo: Tutti i miei sbagli. Cantano: i Subsonica (2000)


6 bis. di Castoldi – Urbani: L’assenzio. Cantano: i Bluvertigo (2001)

Il meglio dell’indie-rock anni ’90 sbarca al Festival, un’operazione di mercato riuscita che ha permesso a entrambe le band di proporsi a un pubblico diverso (e più ampio). L’innovazione non è tanto nelle due canzoni, piuttosto tendenti alla grande distribuzione rispetto agli standard dei momenti artistici migliori di entrambi i gruppi, quanto nell’accostamento con il resto della manifestazione. Samuel che balla come se fosse in un club, Morgan che indossa il basso con la dovuta calma. Momenti irripetibili, merito degli Amici e di altri Fattori (X) oggi più affini al gusto imperante tra i giovani.

7. di Marrale – Golzi, Vacanze romane. Cantano: i Matia Bazar (1983)


La svolta di uno dei gruppi più interessanti della canzone italiana culmina con questa esibizione. Un pezzo su cui si è già detto tutto e, tentando qualcosa, correrei il rischio di plagiare altri scritti. Lascio solo il link a una pagina dedicata a Mauro Sabbione, il tastierista che prese il posto di Piero Cassano e che contribuì in assoluto al periodo migliore della band. Questo, appunto. Mauro Sabbione (che peraltro sei mio amico su Facebook), se per caso leggi questo post, sappi che sei stato il mio principale tastierista ispiratore, insieme a Mick MacNeil e a Carlo Speranza.

8 di Gaetano: Gianna. Canta: Rino Gaetano (1978)


La popolarità di Rino Gaetano e di questo pezzo si è manifestata con un crescendo continuo, complici il periodo in cui venne composta, la perpetua attualità delle liriche di Gaetano, la sua riscoperta in pieno revival dei ’70, il karaoke, la nostalgia per la tv in bianco e nero (anche se le trasmissioni erano già a colori, ma solo per i più ricchi), la sua tragica scomparsa. La sua esibizione resta uno degli episodi migliori in assoluto nella storia del Festival.

9. di Avogadro, Borghetti, Fanigliulo, Pace: A me mi piace vivere alla grande. Canta: Franco Fanigliulo (1979)


Non vorrei passare per radical chic (di questi tempi, poi) ma questa è una chicca, a cui sono molto affezionato, nonché brano vincitore morale dell’edizione 1979. Tacciato anche di vilipendio alla religione, con un bell’errore voluto di grammatica nel titolo, il brano, apparentemente un tripudio di fricchettonaggine all’italiana dell’epoca, risulta essere una piacevole eccezione nel piattume con cui si riempiva il Festival in un periodo in cui la musica e la canzone erano davvero altrove (leggi nelle piazze. Forse il periodo, quello che ho appena scritto, era troppo lungo?). Come anomalo era Franco Fanigliulo, scomparso purtroppo prematuramente.

10. di Rossi: Vado al massimo. Canta: Vasco Rossi (1982)


Non mi è simpatico Vasco, per nulla. Ma vi assicuro che la sua esibizione, quella che avete appena visto, è stata una bella botta.

(1) Gli Smiths parteciparono come ospiti a Sanremo Rock, una manifestazione collaterale al festival, proprio nel 1987. Suonarono, in un ostentato playback, 4 brani tra cui Ask (gli altri 3 facilmente reperibili nei suggerimenti su youtube)
(2) I Depeche Mode furono ospiti nel 1986 con Stripped (e se non erro anche nel 1990 con Enjoy the silence, ma l’edizione a cui si riferisce l’autore è la prima)
(3) Era il 1985, non aggiungo altro. Qualcuno sa il perché.
(4) Se invece cercate qualche melodia più mainstream, il Post ha raccolto le 10 migliori canzoni di Roberto Vecchioni. Vado a sentirle.