per fascia di età

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C’è chi si disorienta, ne sono sicuro. Chi ne prende atto e lascia che seguano il loro corso. C’è anche chi si fa entusiasmare dall’evoluzione delle cose, intese come i fatti e gli avvenimenti ma anche come le cose nell’accezione latina del termine, che con l’avanzare degli anni acquistano significati differenti e vengono percepite in modo sempre nuovo e diverso a seconda dello stadio di crescita. E ci mancherebbe altro, direte voi. Sai che noia vedere tutto sempre con gli stessi occhi di quando si era giovani e poco realisti. Vengo al punto.

Un paio di sere fa ho seguito qualche frammento di un programma tv che va molto di moda e che si intitola “Le invasioni barbariche”, condotto da una ex presentatrice del “Grande Fratello”, ma se è vero che le persone crescono e cambiano, come ho appena sostenuto poco fa, potremmo anche metterci una pietra sopra e dare all’ex presentatrice del Grande Fratello una seconda possibilità. L’incipit è stato un quadretto che mi ha messo a disagio per l’imbarazzo, un tete a tete tra Saviano e Jovanotti, quello di “Sei come la mia moto” per intenderci. Ma ho pensato che se l’avessi seguito a diciott’anni – non ai miei diciott’anni perché non credo che Joe Strummer si sarebbe giammai reso disponibile per un programma di quel genere, ma ai diciott’anni di un diciottenne di oggi – probabilmente mi sarei riempito di orgoglio per questo tipo di dialoghi tra icone pop che piacciono tanto al pubblico delle “Invasioni barbariche”. Vuoi la sovraesposizione del primo, vuoi l’onnipresenza sopra le righe del secondo, ho fatto un bel sospiro, ho chiuso gli occhi e deciso di portare pazienza sperando in tempi migliori.

Poi c’è stato il momento dell’intervista dell’ex conduttrice del “Grande Fratello” a Saviano, e ho pensato che se avessi avuto venticinque o trent’anni – non i miei venticinque o trent’anni perché non credo che Sergio Zavoli avrebbe condotto un’intervista così, ma i venticinque o trent’anni di un uomo di trent’anni circa di oggi – tutto quel compiacersi dell’essere nel posto giusto al momento giusto mi sarebbe sembrato manna da intellettuale, l’avrei persino videoregistrato in qualche modo per fermare quello scambio di mimiche speculari e tentarne addirittura un’esegesi dal punto di vista delle tecniche di comunicazione del giornalismo d’intrattenimento televisivo in ottica PNL.

Così finalmente sono entrato nell’età adulta giusto in tempo per l’ora di intervista di Lucia Annunziata a Mario Monti di ieri, e ho immaginato che a quarant’anni – non con i miei quarant’anni perché dubito che Enzo Biagi avrebbe fatto quel tipo di domande con quel tipo di presunzione ma con i quarant’anni di un adulto di oggi – mi sarei sentito finalmente tranquillo con un’autorità di quel calibro al governo, e avrei comprato Repubblica il giorno dopo per leggere gli approfondimenti (magari di D’Avanzo) e scoprire le reazioni del panorama politico.

E infine c’è ancora quella stessa intervista di Lucia Annunziata a Mario Monti seguita però da un quasi quarantacinquenne, un quasi quarantacinquenne di oggi, che riesce incredibilmente a separarne la fruizione vedendo e ascoltando solo le convincenti affermazioni del Presidente del Consiglio più preparato e competente delle ultime legislature. Il resto, le domande e i tentativi fuori luogo di primeggiare nel faccia a faccia da parte della giornalista, miracolosamente svaniscono come tutte le altre cose minuscole, osservate da questo privilegiato punto di vista.

un paese di cinifili

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Il rischio di dire è il rischio di scegliere. Se si sceglie, si dice qualcosa, altrimenti si infiora o si sfregia, a seconda degli umori, ciò che già è stato detto.

Si tratta di un passaggio di un articolo di Michele Serra uscito ieri su Repubblica, il cui testo integrale si trova qui. Una più che soddisfacente ammenda alla sinistra del “si dovrebbe fare”. Non rischio di dire o aggiungere nulla, se non altro per non alimentare un dibattito sul quale, a mio giudizio, le parole di Serra dovrebbero decretare la parola fine. Al massimo, a corollario, il contributo del Post.