Prendetela come un tentativo di distensione. A nome di quelli che si presentano agli appuntamenti di qualunque natura con anticipo compulsivo-ossessivo, ammetto che l’eccesso di zelo nel rispetto degli orari può costituire un problema nel caso delle visite mediche e degli esami in ambulatorio. Se dici che ti presenti a un incontro di piacere o di lavoro con novanta minuti di anticipo ti pigliano per paranoico. Se vai un’ora prima dell’appuntamento che il CUP ti ha programmato per l’elettrocardiogramma è cosa buona e giusta. Anzi non solo si tratta di una pratica ampiamente condivisa, ma è l’apparato sanitario stesso che ti dice di presentarti ALMENO trenta minuti prima. Così inizia il percorso della programmazione a ritroso. Se devo presentarmi ALMENO mezz’ora prima è bene registrarsi all’accettazione e pagare il ticket ALMENO un’altra mezz’ora prima, metti che c’è casino. Se consideriamo il parcheggio nell’ospedale mettiamoci anche altri quindici minuti per trovare un posto e capire dove dirigersi, nel caso uno volesse provare la ricerca di un parcheggio gratuito non ne parliamo nemmeno, più la partenza intelligente da casa perché metti caso che c’è traffico, un incidente, le cavallette, e alla fine per farsi prendere le pulsazioni cardiache per meno un paio di minuti – di tale entità è l’esame in questione – uno ci mette tanto quanto prendere un aereo. Questo sempre in previsione e se uno si lascia soverchiare dall’ansia. Perché poi finisce che non c’è traffico, trovi parcheggio immediatamente, nessuna coda all’accettazione e ti ritrovi nella sala d’aspetto con la stessa ora e mezza con cui, come dicevo su, se ti presenti prima di un incontro di piacere o di lavoro ti dicono che sei fuori. E se siete degli habitué dei poliambulatori, e spero di no anche se qualche tagliando al vostro corpo è bene farlo ogni tanto, saprete anche voi che questa usanza è diffusissima. In sala d’attesa trovi anziani e non che arrivano con anticipi mostruosi con la scusa che, appunto, non si sa mai. E finisce che davvero le infermiere raccolgono le impegnativa molto prima dell’orario di prenotazione e tutti gli sforzi di un sistema rodatissimo come il CUP vanno a ramengo. Perché allora tanto vale darlo prima, l’appuntamento, se tanto è possibile iniziare a effettuare le prestazioni prima, e a cascata tutte le altre. Oppure si stabilisce una volta per tutte che l’orario è categorico e, come magari fanno nei paesi meno genio e sregolatezza di noi, lo si rispetta senza se e senza ma. Gli anticipi e i ritardi sono la vera spina nel fianco dei sistemi organizzativi e di chi va nel panico, come il sottoscritto, quando le cose non tornano secondo la programmazione con cui sono state messe in sequenza dall’ente preposto a farlo. I miei gatti, per dire, non sgarrano di un minuto il momento in cui all’alba diventa chiaro, e anche se li odio per questo perché non dimentichiamoci perché a ridosso del solstizio estivo la luce irrompe nelle nostre vite grosso modo alle cinque del mattino, sono la dimostrazione che la natura ci ha creato per essere puntuali con l’universo. Facciamo quindi che d’ora in poi le nove sono le nove e non le otto e quaranta o le nove e trenta, non è mai troppo tardi per darsi un metodo.