I dialoghi tra chirurghi e infermieri in sala operatoria sono quasi proverbiali, anzi sulla scollatura tra il disimpegno di quelli con il bisturi dalla parte del manico e la tensione di quelli sotto a nervi e organi scoperti ci sono fior fiore di barzellette. Per non parlare dei più noti serial televisivi che hanno ospedali e presidi di primo soccorso come scenario, dove spesso ironia e sarcasmo trattenuti a stento dalle mascherine anti-contagio servono a stemperare le tragedie umane a cui lo staff cerca di porre rimedio. Io credo che sia una vera e propria strategia. Probabilmente si tratta di una materia segreta che si insegna a Medicina, un esame in “Psicologia del paziente sotto i ferri” di cui però non ne viene divulgata l’esistenza ai non addetti ai lavori perché protetta dal giuramento di Ippocrate, in cui il personale sanitario viene edotto sulle tecniche per distrarre il malato. Fico, come direbbe mia figlia. Il guaio è che dipende dall’argomento della conversazione.
Metti per esempio un dentista e la sua assistente che discutono delle primarie mentre ti stanno allestendo la fase due di un impianto che stai pagando in comode rate mensili. Il dentista lancia l’argomento dicendo che domenica andrebbe a votare Renzi ma non può perché al primo turno si è dimenticato, e gli spiace perché vorrebbe proprio cambiare le facce che governano questo paese. E tu sei lì sotto con tre o quattro dita altrui in bocca, oltre a una cannuccia che ti aspira la bava in eccesso, e intervenire è tutt’altro che agevole. E pure quando l’assistente che interpreta il ruolo della valletta sbadata, chiedendo di quali elezioni stia parlando il suo datore di lavoro. Probabilmente anche quello fa parte del gioco di cui sopra, l’infermiera che per contratto non deve avere il cervello funzionante di più rispetto a quello del professionista maschio e laureato.
Avrete capito che se sono così preparato su questo sketch è perché c’ero anche io. Ero lì sotto e sono rimasto a bocca aperta, è proprio il caso di dirlo. Volevo intervenire su Bersani, che è lui il cambiamento mentre quell’altro è un’infiltrazione populista in un sistema che ha il solo demerito di viaggiare troppo in alto e con troppe complessità rispetto alle abitudini socioculturali di cui ci nutriamo. E che se è vero che non siamo noi a doverci adattare visto che la politica è soprattutto la nostra espressione, è altresì importante non accontentarsi del primo caciarone che parla come il popolo di Twitter, a slogan da max 140 caratteri, solo perché siamo esasperati. Avrei aggiunto anche che è importante superare il modello di igienista dentale che il berlusconismo ci ha imposto, che è più o meno quello che ho sotto gli occhi, e che non è che lo si debba seguire per forza.
Ma a conti fatti mi devo sentire fortunato. Ho tastato il polso e la pancia della Gente con la gi maiuscola proprio a poche ore prima del confronto decisivo tra i due sfidanti al ballottaggio. E mentre l’anestesia lentamente defluiva lasciandomi riappropriare del controllo della parte sinistra del mio volto, durante il confronto di ieri sera su Rai Uno mi sentivo proprio come sballottato tra un primario per merito e uno specializzando che è lì per imparare, che è vero che quello giovane a quell’età altrove sarebbe già presidente degli Stati Uniti, ma quello lì è Obama e questo è Renzi, troppo costruito a tavolino per misurarsi con un paese che di operazioni ne deve subire eccome, e non certo di chirurgia plastica. Ora io sarò imparziale, ma quell’altro a furia di voler fare il simpatico alla fine straccia la minchia, scusate il giro di parole. Cioè mi sembra proprio di tornare indietro, agli anni della ruota della fortuna e di Iva Zanicchi. Insomma, non mi capacito di come un elettore del PD con lo spirito che contraddistingue un elettore del PD possa scegliere Renzi come suo rappresentante, ha fornito risposte di politica estera che avrei potuto dare io. E nel break pubblicitario tra la prima e la seconda parte, tra una stilista mai sentita e l’infografica animata di una supposta inserita nel suo ambiente naturale, lì ho avuto la conferma che il problema in Italia è più ampio, se piazzare uno spot in un prime time televisivo con scontro finale politico sulla rete pubblica ammiraglia costa così poco tanto che al posto della BMW hanno dato spazio all’aziendina che vende abbigliamento tamarro al centro commerciale dietro l’angolo.
Comunque poi alla fine, terminato il mio intervento, gliel’ho detto al dentista che cosa ne pensavo. Gli ho detto di darmi retta, che c’è ancora la possibilità di iscriversi al secondo turno, e che però dovrebbe votare Bersani. Gli ho anche spiegato il perché per quanto mi fosse possibilie muovere labbra e lingua, e lui mi guardava come se davvero mi ascoltasse dire cose sensate. Poi ci siamo salutati e sono andato a recuperare la borsa che avevo lasciato in sala d’aspetto. C’era una famigliola di sudamericani e, come prima cosa, ho controllato se nella borsa c’era ancora tutto.
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