Scambiare una persona per un’altra, facendo sì che la persona che non è quella che pensavamo se ne accorga, è una magra antica quanto l’uomo. Immagino ai tempi delle caverne con gli uomini e le donne coperte di peli quanto fosse frequente, per questo l’ho presa alla lontana. Che poi la persona oggetto dell’equivoco lo venga a sapere è altresì una magra ma di meno perché magari l’idea che si veda qualcuno in un altro può far piacere a questo qualcuno. Tutto ciò è complicato come tante altre relazioni e lo era già da prima che tale stato civile fosse ufficializzato da Facebook, ma a pensarci bene mica poi tanto. Comunque vedi da dietro una che ha la stessa altezza e gli stessi capelli e le stesse fattezze di chi pensi tu, ti avvicini e le fai una domanda prima che lei si giri, poi lei si gira ma non è quella lei che pensavi e lì per lì non sai più che dire se non peggiorare la situazione, ammettendo che pensavi fosse quell’altra che, per inciso, lei conosce e a cui lo va a riferire appena può perché la situazione è troppo spassosa, indipendentemente dall’età di tutti. A me è successo invece di leggere l’articolo di cronaca locale circa la morte di un amico, o meglio mi sembrava proprio lui dalla foto perché il nome coincideva – peraltro – e il cognome come poi vedrete evidentemente no, ma ormai mi ero convinto che la vittima dell’incidente automobilistico del giorno prima fosse proprio lui, il mio amico. E me ne ero dispiaciuto forse fin troppo, non è che fossimo amicissimi però era uno che conoscevo, un amico di amici che avevo frequentato qualche volta. Tanto che poche ore dopo mi trovavo su un treno locale in attesa che partisse, tutto immerso in riflessioni sulla vita e la morte in giovane età, quando mi sono sentito battere sulla spalla. “Hei ciao plus, sai se questo treno ferma a Vesima?” e potete immaginare come mi sono sentito perché si trattava proprio di lui, quello vero che evidentemente aveva un cognome diverso dal ragazzo defunto di cui parlava la pagina di cronaca locale e invece non era lui, tanto più che ora si trovava proprio lì, seduto di fronte a me che aspettava una risposta e io che non sapevo che cosa dirgli, perché non ricordo se ero più stupito del fatto che fossi contento che lui fosse ancora vivo e vegeto o fossi terrorizzato dal trovarmi di fronte a un fantasma o, semplicemente, fossi meravigliato dalla coincidenza degli eventi. Perché incontrare qualcuno che credevi fosse morto solo perché lo avevi scambiato per uno molto somigliante in una foto sul giornale, e incontrarlo poco dopo aver letto la notizia ma a distanza di settimane dall’ultima volta che era accaduto di vederlo, non è così frequente. Comunque non gli ho mai rivelato il qui pro quo, l’episodio non mi sembrava così divertente e poi non c’era nemmeno tutta questa confidenza.