Comunque si può vivere bene anche senza prendere delle decisioni, questo mi sembra ormai assodato considerando che c’è gente che raggiunge i cinquanta seguendo questo stile di vita. I più scaltri smontano tutte le fasi del processo decisionale punto per punto. Se non ci credete, ecco qualche esempio. Identificazione degli obiettivi della scelta o riconoscimento del problema? Basta girarsi dall’altra parte e far finta di aver intravisto una compagna delle medie con cui si flirtava a ginnastica. Acquisizione delle informazioni? Si trovano su Internet e comunque ci sono gli amici dei Social Network. Generazione dei criteri e valutazione delle alternative? Dopo, ora inizia l’ultima puntata di Grey’s Anatomy. Piano d’azione? Cavolo, l’avevo salvato su una chiavetta ma poi l’ho formattata per sbaglio. Percezione dell’urgenza della decisione da prendere? Rilassati, fratello, oggi è sabato e non lavoro. Ora, sapete meglio di me che le decisioni possono essere conservative o, come si dice in inglese, disruptive. Anche solo da un punto di vista onomatopeico potete immaginare per chi bisogna propendere. La scelta al buio per una cosa che non si conosce comporta il mettersi in gioco e un investimento emotivo nel girare le spalle a una propria versione di se stessi che, di riffa o di riffa, ci ha permesso di arrivare al punto in cui ci troviamo. La scelta conservativa, al contrario, non fa altro che darci ragione e rafforzare la nostra autostima perché si prosegue sulla stessa linea. Ce la cantiamo e ce la suoniamo, detto in parole povere. Ora, non so voi, ma io non ho alcun dubbio. Non vedo perché dovrei dare dello sprovveduto al me medesimo che mi ha preceduto.