Allora ho avuto un’idea. Perché non facciamo qui da noi tre stati transnazionali ciascuno con il proprio sistema di governo che condividono il territorio e le risorse a seconda delle necessità. Mi spiego meglio. Dalle ultime elezioni è emerso che l’Italia è spaccata in tre. Ci sono tre partiti e coalizioni più o meno equipollenti, no? Il centrosinistra, il centrodestra, gli stellari e poi una folla di partitini minuscoli, gli astenuti e i pazzeschi che non si ritrovano in nessuna appartenenza politica ma tutti questi li sbarriamo al di sotto della loro presunzione e scarso spirito di adattamento. Abbiamo già visto che una frammentazione del nostro paese su basi geografiche è impossibile perché il federalismo della Lega poi ha bisogno della mafia del sud, gli autonomisti del sud poi vengono tutti a farsi operare negli ospedali di Milano, quindi tutti parlano ma nessuno alla fine ammette la corrispondenza biunivoca. La mia proposta investe invece il campo del federalismo ideologico e del separatismo relativo. Tutti gli elettori di ognuna di queste fazioni che si sono attestate intorno al 30% e rotti possono autodeterminarsi in uno stato a sé governato da esponenti del partito che hanno votato. D’altronde le differenze sembrano davvero troppe per consentire una sintesi, e i numeri non lasciano a intendere la possibilità di larghe maggioranze in grado di soddisfare tutti. Ma dato che sarebbe complesso da un punto di vista logistico attribuire a ognuna di queste tre componenti derivanti dalla scissione dell’Italia un’area geografica di riferimento, e già so che questo costituirebbe il principale impasse perché tutti vorrebbero le regioni costiere per via del sole e del mare, o la produttiva Lombardia per lo spazio e le infrastrutture, o la Toscana per aver sempre qualche gita da organizzare nei weekend, dati questi presupposti la tripartizione sarà organizzata in modo tale che nessuno si dovrà muovere da casa propria.
Siamo o non siamo la società liquida? Siamo o non siamo nell’era del duepuntozero? Siamo giovani, dinamici e flessibili? Le tre Italie saranno organizzate così, con la semplice appartenenza derivante dall’opinione espressa alla più recente tornata elettorale. Verranno penalizzati solo quelli che hanno dato forfait e che hanno sprecato così il loro diritto fondamentale. Dovranno organizzarsi come preferiranno, ma sono cazzi loro e non è questa la sede per farsi carico anche degli astenuti.
Il centrodestra si faccia la sua bella mignottocrazia con i soldi dei suoi contribuenti, e si tenga pure il Vaticano in omaggio. Gli stellari si organizzino con i loro carri trainati da buoi e i treni a olio di colza che consegneranno i loro prodotti vegani al mercato francese in tempi che altro che slow food e in totale svantaggio competitivo. A noi del centrosinistra, grazie alla nostra superiorità morale, ci aspetta un florido rinascimento bersaniano fatto di uguaglianza, fraternità, legalità. Ciascuno pagherà le tasse al proprio sovra-stato, per quelli di centrodestra sarà più facile perché continueranno a non pagarle, quello che faranno gli stellari non mi interessa, continueranno con la loro merda digitale (cit.).
Ma l’aspetto centrale di questo nuovo ordine nazionale è che tutti emigreremo senza muoverci di un passo, ognuna delle tre micro-regioni potrà legiferare e manifestare la propria sovranità in questa sorta di virtualizzazione amministrativa. Ecco, la virtualizzazione. La mia idea prende spunto, a proposito di informatica, proprio dalla virtualizzazione dei Data Center, un processo che consiste nell’astrazione delle componenti fisiche degli apparati per renderle disponibili al software in forma di risorsa virtuale. Il nostro territorio e le sue risorse saranno associate a una delle tre Italie a seconda delle esigenze, volta per volta. L’Italia sarà così una repubblica virtuale, fondata sull’affidabilità e le prestazioni dell’hardware scelto che, se avete seguito la similitudine, avete capito di cosa si tratta ma considerate, in caso contrario, che potrei anche essermi spiegato male.