I migliori amici dell’uomo sono da tempo i pantaloni con i tasconi laterali, un modello derivativo che prende spunto dall’abbigliamento di tipo militare e che unisce in sé alcuni aspetti che fanno la felicità per il genere maschile, a partire dalla possibilità di portare con sé tutto il necessario – che è sempre tanto – senza dover ricorrere all’utilizzo di una borsa, come fanno le donne, o peggio di un borsello, come fanno certi altri uomini. Si ha quindi a disposizione un totale di sei tasche che ai più ortodossi sostenitori delle linee tradizionali della moda suona un po’ un’anomalia, l’equivalente per la Formula 1 della Tyrell a sei ruote guidata da Jody Scheckter perché, in effetti, la tendenza a caricarsi di roba all’altezza delle cosce genera curiosi inestetismi. Ma noi uomini di queste questioni da donnicciole ce ne fottiamo abbastanza e scommetto che se di tasconi ne avessimo quattro da una gamba e quattro dall’altra li riempiremmo tutti, perché per noi uomini l’avere tutto il necessario a portata di mano ma a mani libere è un istinto liberatorio ancestrale che chissà da dove deriva. Gli aborigeni che vediamo alla tv e che probabilmente sono la cosa più simile all’uomo primitivo che abbiamo a disposizione mica ce li hanno i tasconi sulle gambe nude quando vanno a caccia e le loro armi rudimentali se le tengono in mano.
Ogni uomo ha poi il proprio schema logistico per la sistemazione delle cose nei tasconi e che riflette la stessa matrice utile per caricare la lavastoviglie o disporre i bagagli nell’auto prima di partire per le vacanze. Qui non c’è un vero e proprio metodo universale e potete stare tranquilli che ogni uomo è pronto a sostenere che il proprio è il più efficace. Io per esempio metto il portafoglio nella tasca anteriore destra e mai in quella posteriore, un po’ perché temo i borseggiatori sui mezzi e un po’ perché non voglio rovinare carta di credito, bancomat e i documenti sedendomici sopra, senza contare la moneta che a causa dell’euro ha riportato alla ribalta gli spiccioli e non c’è niente di più fastidioso. Altro che referendum.
Lo smartphone lo tengo nel tascone sinistro, da cui fuoriesce l’auricolare, il che non è il massimo dal punto di vista funzionale perché ogni volta un cui mi occorre usarlo devo piegarmi mentre, se lo tenessi nell’anteriore sinistra, sarebbe più semplice. Però sono succube del terrorismo psicologico verso i danni che le batterie al litio possono fare al corpo umano e tenerlo in prossimità delle zone più vulnerabili mi fa un po’ effetto. Le chiavi le metto nel tascone destro, così quando cammino sembra che passi una congrega di Hare Kṛṣṇa con tanto di tamburelli e sonagli, insieme alla ricarica di riserva dello smartphone che, potete capire, è fondamentale per muoversi nella giungla urbana piena di pericoli. Metti che ti succede qualcosa e hai il telefono scarico, cosa fai? Nell’anteriore sinistra ci va il fazzoletto e, soprattutto, la mano che sono abituato a tenere lì.
I pantaloni con i tasconi hanno tutti pro? No, perché come qualunque altra cosa disponibile in quantità superiore rispetto al reale bisogno genera confusione e, talvolta, manda nel panico. Nei momenti di stress è difficile mantenere la lucidità e riporre chiavi o il portafoglio nell’apposito slot. Sei di fretta alla cassa dell’Esselunga con il mondo dietro che ti pressa perché devi lasciargli il posto e così finisce il portafoglio lo metti nel tascone sinistro. O hai dovuto rispondere al telefono dopo aver parcheggiato e, nella insormontabile complessità di svolgere due operazioni critiche simultaneamente, hai riposto le chiavi della macchina nella tasca posteriore. Quindi è facile vedere uomini indossare pantaloni con i tasconi che passano il tempo a palparsi nell’ordine tasca anteriore destra, tasca anteriore sinistra, tascone destro, tascone sinistro, tasca posteriore destra, tasca posteriore sinistra per controllare se tutto è a posto in un esilarante balletto degno di Don Lurio e Lola Falana.