“Specchio, servo delle mie brame” è da sempre la formula magica per avviare la sessione di video-conferenza con quella specie di spirito a cui possiamo porre qualsiasi domanda e che, a suo modo, risulta il precursore dei vari aiutanti altrettanto efficienti che sbrigano le cose per noi sui dispositivi smart in nostro possesso. In effetti ci ho provato centinaia di volte a connettermi, in bagno, nelle vetrine dei negozi e in ascensore, ma senza successo. Dipende dalla disponibilità di rete, probabilmente, o da qualche protocollo obsoleto integrato negli specchi che gli standard di trasmissione wireless oggi, così distanti dai tempi di Biancaneve, non supportano più.
Gli specchi così tornano a svolgere il loro compito per il quale sono stati inventati e c’è già abbastanza mistero in questo, secondo me, senza tirare in ballo entità che si manifestano da dimensioni a noi sconosciute, a partire dal nostro subconscio. Ma l’incantesimo che non smetterà mai di stupirmi è quando mi trovo in mezzo a specchi che riflettono specchi che riflettono specchi eccetera eccetera. Purtroppo non dispongo di un sistema così efficace in casa, magari voi siete più fortunati di me e avete gli specchi nelle ante a battente dell’armadio per cui, spalancandole entrambe, potete godervi lo spettacolo degli spettacoli, e poi vi dico a cosa mi riferisco.
Io posso solo approfittarne quando accompagno mia moglie a fare shopping e, come capita spesso a noi mariti, devo ingegnarmi a trascorrere le lunghissime ore in attesa che tutti i capi che reggo in mano nelle giornate dei saldi (siamo dei perfetti appendiabiti, su questo nessuno può contenderci il primato) siano sottoposti alla prova, poco fuori l’area dei camerini in qualche punto dove possa dare il mio contributo alla scelta ma senza minacciare la privacy delle altre acquirenti anch’esse impegnate nella stessa pratica ed essere tacciato di voyeurismo.
La situazione ideale mi è capitata qualche giorno fa in una boutique (per modo di dire) in un negozio del centro, a dire la verità a un paio di isolati dal mio ufficio. Ancora prima di esprimere un giudizio su una gonna o un vestito scelto da mia moglie ho notato immediatamente la perfetta ubicazione dei due specchi in cui mi trovavo in mezzo ad aspettare, due specchi orientati in un modo per cui, senza il minimo sforzo, avevo una visuale perfetta della mia nuca.
Non c’è niente da ridere. Quante volte vi capita, nella vita, di poter osservare la vostra nuca? La nuca è la parte del corpo agli antipodi degli occhi, per questo ci risulta essere la meno conosciuta del nostro corpo. La meno conosciuta e la più vulnerabile ed esposta al prossimo, soprattutto il prossimo che ci sta dietro e che, se interessato, ne può studiare ogni minimo dettaglio e saperne a dismisura più di noi. Conoscerla meglio di noi. Non so voi ma io non so nulla della mia nuca, se non quello che mi trasmette il tatto quando incrocio le mani per reggerla nei momenti di relax o quando mi gratto. Così, quelle rarissime volte in cui si manifestano le condizioni perfette per avere la mia nuca in primo piano, cado in una vera e propria trance, non capisco più nulla. Che volete che vi dica. Quando mi trovo in mezzo agli specchi che riflettono specchi passerei ore a osservarmi la nuca.