il book

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La colpa è mia perché non sapevo che Naomi Campbell fosse anche una scrittrice e tra me pensavo che si trattasse di un caso di omonimia, chissà come è chiamarsi con il nome e il cognome di una top model. E vi assicuro che non ne faccio una questione di luoghi comuni, quelli secondo cui una donna avvenente non possa essere anche autrice di narrativa, le pupe svampite e poco inclini alla cultura contro le secchione cesse e costrette a sfogare nello studio la loro impopolarità. E a dir la verità la tizia che ho notato leggerne un’opera a me sconosciuta in inglese con l’obiettivo di improve her english non era proprio niente male. Leggeva però a un ritmo di una lentezza esasperante riempiendo i margini con chiose a matita, questo mi ha spinto a dedurre che stava esercitando la sua conoscenza linguistica. Ma quello che ha attirato la mia attenzione in realtà, anche se capisco che viste le premesse fatte sono poco attendibile, è quale tipo di improvement si possa ottenere da una lettura di un libro così, ciò che in prima istanza ho creduto si trattasse di un manuale per aspiranti modelle o al massimo una biografia per operatori del settore. Poi in rete invece ho trovato che si tratta di un romanzo a tutti gli effetti, e da alcune recensioni sembra pure avere una sua dignità. La morale della storia è che anche con Naomi Campbell si possono trascorrere ore piacevoli e imparare cose nuove. Non necessariamente di persona, ecco.

briattore

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Questo mio contributo, forse uno dei meno utili di tutta la raccolta, uscirà a caso in un una domenica d’estate, in pieno mood da Studio Aperto, magari una domenica pomeriggio, mentre la Rai manda in onda le repliche della signora in giallo. Tanto le avete viste già tutte migliaia di volte, meglio leggere qui. Buon divertimento, qualunque ora e qualunque tempo ci sia fuori.

Svolgimento. C’è un bar, a Torino, a fianco di un locale in cui ho suonato qualche anno fa, non chiedetemi il nome perché non ricordo assolutamente, ma magari tutti insieme riusciamo a ricostruire il fatto e a dare una dignità giornalistica (?!?) a questo post, almeno nell’esattezza dei dettagli. Questo bar ha una particolarità. Entro per mangiare un panino e bere una birra prima del concerto con gli altri membri della band, e il tizio al di là del bancone ha preso le ordinazioni e mi ha trasmesso l’impressione di una faccia già vista. Ci sediamo in un tavolino, lì inizio a guardarmi intorno, prima gli altri avventori, pochi, seduti agli altri tavolini per lo più con il bicchiere di vino davanti. Quindi, probabilmente per fuggire dalla tensione pre-esibizione e dagli argomenti del bassista che avevamo ai tempi, continuo lo scanning sulle pareti e noto immediatamente una serie di foto in cui spiccano immortalate alcune celebrità, gente del calibro di Umberto Smaila, per intenderci. Poi qualche soubrette, se non ricordo male Anna Falchi. Non le riconosco tutte, non sono avvezzo al jet set. Vedo però Naomi Campbell, a braccetto di Flavio Briatore. Mi avvicino, e anche Smaila e Anna Falchi si accompagnano a Briatore, da lontano mi era sfuggito. Ma è davvero Briatore? No, è la persona che sta preparando il mio panino. Vedo allora la targa, primo premio al concorso di una tv locale e il conferimento dello status di sosia ufficiale di Flavio Briatore. Torno al mio posto. Il panino era davvero gustoso.