Quelli che nel secolo scorso si immaginavano il duemila con le macchine volanti chissà cosa direbbero oggi vedendo gli adulti girare in monopattino. Io quando vi vedo tutti impettiti sfrecciare con quel coso da bambini per le piste ciclabili addirittura con il caschetto in testa, in completo giacca e cravatta e lo zaino del pc sulla schiena mi verrebbe voglia di tagliarvi la strada e chiedervi se siete scemi. Senza offesa eh. Sappiate che non ci fate una bella figura e che dal punto di vista della reputazione siete appena una tacca sopra di quelli che hanno quella specie di biga a motore a due ruote che non so come si chiama e che vi rende simili agli struzzi. Quelli sono proprio di un’altra categoria e magari se avete qualche foto scattata in giro fatemela avere così possiamo fare un post monografico dedicato a loro. Appena sopra agli adulti in monopattino invece ci sono gli adulti con lo skate, a cui riconosco un pochino di dignità in più ma solo perché gli skaters hanno tutta una loro cultura a cui, finché non mi investono davanti alla Stazione Centrale, mi sforzo di dare autorevolezza. Poi legati agli skaters ci sono fior fior di cose belle scritte e viste al cinema a partire da “Paranoid Park” di Gus Van Sant, anche se a onor del vero si tratta di storie su skaters ragazzini mentre invece film su adulti sullo skate non ne ho mai visti, l’unica scena che ho in mente è il finale di “No – I giorni dell’arcobaleno” in cui René Saavedra si allontana usando la tavoletta a quattro ruote. Ho un amico adulto invece che si muove abitualmente nel tempo libero con lo skate ma di un modello particolare, praticamente molto più lungo del normale con la peculiarità che quando ti dai la spinta con il piede devi iniziare a ondeggiare con il corpo che se uno ti vede e non ti conosce pensa che non hai le rotelle tutte a posto, e non mi riferisco a quelle dello skate. Almeno questa è la spiegazione che mi ha dato precisando pure di averlo pagato una botta, perché la prima volta che l’ho visto su questo maxi-skate mi sono preoccupato per lui e anche un po’ vergognato della gente che mi vedeva in compagnia di un adulto che si muoveva come un deficiente piuttosto che usare una bici con i freni a bacchetta o andare a piedi come tutti i cristiani. Per i mono-pattinatori che non vogliono veder calare il loro indice di gradimento non ho quindi altro suggerimento se non virare su qualche altro mezzo ecologico normale e regalare il monopattino ai figli che sono sicuro si divertiranno di più (e potranno così vergognarsi di meno dei loro genitori).