è più facile che il cammello passi nella cruna

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Io e una vita che prendo le misure sbagliate, mi ha detto mentre provava a tener sollevata una busta di carta tra le ginocchia, con la sinistra reggeva tre scatole di scarpe della moglie e con la destra tentava di infilare la chiave nel lucchetto della cantina, operazione impossibile se qualcuno non te lo tiene fermo. Sì, è ovvio che l’ho aiutato, ma la busta di carta che conteneva documentazione familiare di vario tipo, quella che uno vorrebbe buttare ma deve conservarla almeno per cinque anni e che non si sa chi va in giro a diffondere questo tipo di normative la cui provenienza e veridicità è dubbia ormai solo per i più curiosi, gli altri obbediscono ciecamente, un po’ come la simbologia segreta degli zingari e quel bizzarro alfabeto che circola sui socialcosi, dicevo che la busta di carta ha versato tutta quella risma di carta stampata sul pavimento. Comunque l’ho consolato perché anche io sono così. L’ultima è che avevo messo in equilibrio tre panini con la salamella e una porzione di patate fritte ricoperte da una tonnellata di senape ma, ricordatevi, se non ci vedete più dalla fame e siete rimasti in coda per mezz’ora in quelle situazioni-tipo estive con caldo, sete e zanzare a una festa alla buona, non affrettatevi a raggiungere la tavolata che si sta spazientendo. La fase finale della vostra prestazione potrebbe rovinare la serata e, in alcuni casi, l’armonia familiare intera. Io ho imbrattato un metro quadro di un campo da pallavolo, per dire, senza contare che non è che le patate fritte con la senape me l’hanno restituite. In più mi hanno visto tutti, ma non è questo il punto. C’era un calcolo matematico da fare su quelle forze in stabilità precaria a cui ho dato un risultato troppo approssimativo. D’altronde certe recidività come la mia risalgono ai tempi dei monumenti allo Sputnik da riprodurre in assonometria per il compito in classe di disegno, tutta una parabola che non vi dico la complessità per me che prendevo le misure sbagliate e andavo a occhio in una disciplina che contempla persino l’esistenza di uno strumento di lavoro che si chiama carta millimetrata. Possiamo così trarre un insegnamento da tutto ciò, come se qualcuno pretendesse di passare con l’auto con le bici sul tetto sotto un passaggio che porta ai garage di casa sua senza aver pensato che la materia solida non è proprio così accondiscendente con altra materia solida, quando esse vengono a contatto tra di loro. Chissà a chi potrebbe capitare una cosa del genere.