Non so che mestiere faccia il papà di Marta ma anche solo a osservarlo fermo con le braccia conserte si capisce che non si tratta di un lavoro come gli altri. Scopriamolo insieme.
Primo indizio: il papà di Marta si vede poco agli appuntamenti con gli altri genitori della squadra in cui militano le nostre ragazze. Le occasioni non hanno una cadenza fissa e orari regolari, possiamo quindi immaginare che la sua disponibilità dipenda principalmente dai turni che gli sono stati assegnati.
Secondariamente non è consumato dall’informatica e probabilmente l’uso di dispositivi digitali non rientra nelle sue mansioni. Certe cose della modernità come queste ti restano appiccicate addosso come un tempo capivi chi aveva i genitori che lavoravano in pescheria o vendevano frittelle o avevano un chiosco ambulante di dolciumi da luna park. Se vedi uno con gli occhi rossi e che li deve spremere per mettere a fuoco qualunque cosa, un po’ gobbo, logorroico, con disturbi dell’attenzione e con l’aria da sesso fai da te, ecco, potrei essere io o uno come me che passa otto ore davanti al computer.
Terzo: anche se non lo lascia a vedere, ha fatto il pieno di tutte le responsabilità altrui che si è sobbarcato, ha la faccia di uno che prende decisioni ma non di quelle che spostano capitali da un luogo all’altro. Ma non sembra affatto stanco. Anzi. Il valore aggiunto di tutto questo è che non muore dalla voglia di fartelo sapere come certi professionisti che credono di salvare il mondo per ogni aspirapolvere o contratto che vendono.
Quarto: suscita interesse e quindi ti viene voglia di cercarlo su Internet per ottenere in via non ufficiale qualche informazione. Deve essersi trasferito al nord dal sud per trovare qui il suo lavoro, perché gli è rimasto l’accento della Sicilia. Sul suo profilo Facebook lo vedo seduto dietro a una batteria e questo mi manda in confusione. Il papà di Marta è una persona seria, impossibile che sia un musicista.
In realtà quello è il suo hobby. Lui fa l’infermiere che è quel difficilissimo mestiere per cui quando ti trovi in stato di agitazione all’ospedale e hai bisogno di supporto psicologico ricorri a loro che già fanno un lavoro complessissimo che è quello di badare alla tua salute e di salvarti la vita. Ammiro gli infermieri, anche se è lo stesso lavoro che fa mia sorella dalla quale non mi farei nemmeno curare per un’unghia incarnita.