non ci sentiamo spesso e quando la chiamo sta per iniziare un nuovo episodio di “Un posto al sole”

Standard

Non ci sentiamo spesso e quando la chiamo sta per iniziare un nuovo episodio di “Un posto al sole”, che credo segua dalla primissima puntata. Non lo faccio apposta ma finisce che telefono sempre alla stessa ora, a meno che la più longeva delle fiction italiane non abbia contratto il morbo della “Signora in giallo”. Provate ad accendere la tv a qualunque ora in un giorno qualsiasi e state pur certi che almeno su un canale ne stanno trasmettendo una replica. Ma nel mio caso si tratta di una coincidenza: è il momento in cui abbiamo smesso di cenare e mia moglie mi ricorda di sentire mia mamma perché anche questa volta è da tanto che non abbiamo più sue notizie, dove con da tanto si intende sempre e comunque meno di una settimana. Ho amiche mie coetanee che sentono i genitori ogni sera e vi assicuro che non si tratta di una precauzione per avere la certezza che va tutto bene. La frequenza è comune anche a chi ha papà e mamma tutto sommato giovani, è una questione di attaccamento. Probabilmente non sono così affezionato? Volete scherzare? Non voglio bene a mia mamma? No amici, siete fuori strada. La vita a una certa età e dopo certe cose che ti succedono, come rimanere vedova, non riserva troppe sorprese e l’opinione comune vede questo scorrimento rassicurante come un ottimo segnale. Così si ripete ogni volta lo stesso standard di comunicazione. La salute reciproca, i voti della nipotina, l’autunno che sembra primavera, i colori che finalmente si vedono perché per quest’anno niente pioggia e alluvioni, la zia ultranovantenne alla casa di riposo, e qualche altro aggiornamento che va a ricalcare fedelmente la telefonata della settimana prima, che era già stata come quella della settimana precedente e via così. Cosa ci dovremmo dire mia mamma ed io? Anche se parliamo al telefono la vedo seduta sulla stessa poltrona in pelle coperta da teli di risulta mentre davanti scorre la sigla di “Un posto al sole”, la conoscete vero? Poi squilla il telefono e lei sa che sono io e probabilmente se non fosse per me non risponderebbe ma richiamerebbe poi dopo al termine dell’episodio. Ovvio chiedersi, a questo punto, se quello che ci aspetta è proprio questo sedersi a vedere la vita che si rincorre quando le aspettative sono al minimo. Non c’è più suo marito, non ci sono più i figli, tanto meno i nipoti, non accetta di trasferirsi con qualcuno di loro. Per questo non rischio di telefonare ogni giorno, mi scapperebbe di raccontare qualcosa di più e ho paura che non ci sarebbe nessuno a raccogliere le mie considerazioni dall’altra parte, troppo fuori a uno schema ormai consolidato ed estremamente rassicurante.