Non vorrei essere nei panni di quelli conciati così, uomini e donne che si svegliano ogni mattina con un acciacco nuovo che non è detto che soppianti il vecchio. Oggi per esempio è una giornata perfetta per un inedito mal di schiena orizzontale che non è il solito disco schiacciato che ti piega abbastanza da farti sembrare un simbolo di maggiore o minore, questi qui insomma > o <, ma è più un giavellotto conficcato da lato a lato all’altezza dello sterno la cui perpendicolarità con la spina dorsale genera un’inusuale croce posturale, lungi dall’essere una delizia. La pioggia e le pozzanghere che bagnano le scarpe sono una disdetta per reumatismi ai piedi o per chi ha l’alluce valgo, che ripeto non ho ancora capito in cosa consista poi tutto questo valore. Per fare numero aggiungerei quei dolori da giorno dopo dell’attività fisica, nessuno ha mai voglia di fare stretching alla fine dell’allenamento perché non si vede l’ora di mettere le gambe sotto il tavolo, che però tutto sommato ti danno la certezza di avere ancora dei muscoli e ti mettono a posto con la coscienza che fai tutto il possibile per avere una forma fisica accettabile. Chiudono il cerchio i malesseri psicosomatici come i mal di testa da appuntamento improcrastinabile e i disturbi che fanno capolino nel sonno, quando già prima di svegliarsi la mattina si percepiscono le gengive gonfie, la gola infiammata, l’afta sulla guancia, orzaiolo e congiuntivite. Visti così, a pezzi ma solo nel senso di divisi come in quei disegni delle sezioni del corpo che mostrano le parti di cui si compongono mucche o maiali per un macello più oculato, certe volte siamo proprio da buttare via. Resta il dubbio se davvero siamo qualcosa di più dell’insieme delle nostre parti, quando sono in condizioni così approssimative.