La maestra A., che pur nella sua modestia porta avanti il suo lavoro con dignità e il massimo impegno, mi riporta la notizia come se fosse una confidenza, come se la colpa fosse sua se, con gli stessi bambini giorno per giorno da cinque anni, non è riuscita a insegnare non solo le materie ma a trasferire anche un appropriato metodo di studio e di esercizio. Questo perché ci sono almeno una dozzina di bambini che, il lunedì, si presentano in classe senza compiti svolti o fatti parzialmente. Che già a me sembrano pochi, quelli assegnati per il fine settimana. Mia moglie o io ci mettiamo insieme a nostra figlia e la seguiamo mentre porta a termine le consegne, cerchiamo di non intervenire tuttavia prestando attenzione a quello che fa. Un tentativo di non risultare troppo presenti e di non farle sentire il nostro fiato sul collo. Chiaro che se notiamo qualcosa che non va le andiamo in aiuto, ci sembra tutto sommato un metodo corretto, almeno finora ha funzionato. E tutto questo processo scorre comunque senza imprevisti: una manciata di operazioni, qualche frase da analizzare, un paio di esercizi legati a un brano di lettura, poi le paginette di storia, geografia, scienze e inglese. Un totale di un paio d’ore in tutto, distribuite lungo venerdì sera, sabato e domenica.
Eppure c’è chi o ritiene che siano troppi o proprio se ne fotte o magari pensa che i figli non vadano più accuditi così da vicino così grandi. Sono gli stessi che sostengono che quando loro erano bambini nessuno si sedeva al loro fianco per controllarne l’apprendimento. Un punto di vista che fa acqua, abbiamo dimostrato diverse volte quanto il paragone tra epoche differenti non valga. Più probabile la seconda ipotesi, e cioè che genitori e figli siano lazzaroni in eguale misura. Durante il week-end ci sono sempre mille cose da fare per cui i figli possono anche essere lasciati allo sbaraglio, l’importante è che non disturbino le attività di primo interesse. A quel punto già me li vedo, aggrappati alle console dei videogiochi, o a passare in rassegna i canali tv, o su Internet a inventarsi escamotage per superare le barriere di controllo e godersi il fascino del proibito. Oppure sabato tutti al centro commerciale e domenica al ristorante con amici e parenti, mettici poi le partite da seguire e lo shopping e i cugini a cena e alla fine tempo non ce n’è più. La maestra A. è amareggiata per la scarsa importanza che i bambini danno alla scuola che è quanto di peggio i loro genitori gli abbiano fatto apprendere. Istruzione e insegnanti non sono aspetti vincenti della nostra società, a loro è dovuto il rispetto che si meritano. Stipendi bassi, considerazione al minimo. E possono essere messi in discussione a nostro piacimento, tanto siamo noi che li stipendiamo, vero?