Il vero punto di svolta della nuova legge sul lavoro è, in parole povere, che ciascuno di noi può essere remunerato in base a quanto fa e non a cosa fa. L’apporto della ministra allo sviluppo economico, e spero di non essere il solo a ravvisare in lei una forte somiglianza con Charlotte Gainsbourg che peraltro, tra parentesi, trovo molto sexy, sotto questo punto di vista è stato determinante e ora vi sfido a dire che i politici sono tutti uguali. Se leggete attentamente tutto il testo, risulta chiaro che le uniche attività non redditizie alla fine sono quelle riconducibili all’ozio universalmente riconosciuto, come lo zapping sul divano in cui la tv è il passatempo e non il programma televisivo da seguire, anche se a dirla tutta io non pagherei un centesimo uno che si spara otto episodi di Stranger Things in un pomeriggio, anche se come tipo di impegno può essere paragonabile allo straordinario che si fa in ufficio per ottemperare a una scadenza. Il mio agente si è confrontato con il mio commercialista e, insieme, con la casa editrice che mi pubblica, e sembra che le migliaia di ore della vita che noi scrittori emergenti passiamo davanti al PC possono essere conteggiate secondo un tariffario universale con un minimo garantito per quelli come me che li leggono in quattro gatti e che prevede poi, giustamente, i miliardi per chi vende i best seller. Ma non sono il solo a trarne vantaggio. Le persone normali che non passano una giornata senza rischiare di bucare degli appuntamenti tanti impegni si hanno, anche cose come la spesa o i genitori ottuagenari da scarrozzare in macchina a fare le analisi del sangue o i figli da accompagnare all’allenamento e l’auto da portare al meccanico. Se non ho frainteso il testo, tutte le cose che uno non farebbe a meno di essere costretto da cause di forza maggiore o per spirito di responsabilità, da oggi possono essere remunerate con ampi sgravi fiscali anche se l’azienda o la struttura per cui operiamo non trae alcun profitto dal nostro sbatterci. Vi chiederete, a questo punto, in che stato vivo, ma so che sapete che io ho la cittadinanza in un posto fantastico dove tutto fila liscio come i periodi che scrivo, ma ho deciso di trasferirmi qui quella volta in cui ho aperto un blog per vedere cosa c’era dentro.