Non esiste l’equivalente maschile dell’abbigliamento estivo femminile, questo è un fattore di discriminazione che non ha eguali. Certe canottiere che ostentano le spalline colorate dei reggiseni noi non le abbiamo. Ci sono maschi che indossano le canottiere ma il risultato non è certo lo stesso e i motivi vanno dai peli sotto le ascelle e poi non saprei cosa altro perché mi viene subito da chiudere gli occhi di fronte a tanta zarraggine. Gli short di jeans che finalmente hanno rilanciato la vita alta e probabilmente c’è stato il giro di vita, inteso come la vita che era diventata talmente bassa che poi ha fatto il giro dall’altra parte. Noi maschi non abbiamo gli short che arrivano all’inguine e dietro a filo delle chiappe. Abbiamo i bermuda che però sono banditi sia in ambiente professionale che nello svago dove comunque ci si deve imporre un certo decoro. Vai al ristorante e non è che puoi mettere i bermuda, magari pure con il marsupio per tenere i soldi e la patente. Ecco, per noi qualcuno ha predestinato marsupi e borselli da poliziotto in borghese mentre per le ragazze ci sono fior di industrie con tanto di economia parallela dai bassi della camorra campana che riempiono negozi con borse di tutte le fogge, colori, capienza e marca. Tempo fa ostentavo pure io una tracolla unisex ma direi che non c’è paragone, con le borse e con il modo di portarle le ragazze ci surclassano. I vestitini poi sono il capo di abbigliamento che più invidio perché non c’è una cosa che possa essere anche lontanamente paragonata ai vestitini, quelli che sembrano di carta velina tanto sono sottili, magari (magari!) scollati e lunghi fin poco sopra il ginocchio, con tutte le fantasie del mondo. I nostri completi ci coprono dal collo alla caviglia e comunque il tessuto non sarai mai così fresco nemmeno con il lino più linoso del mondo. Per finire con le infradito. Dai, noi maschi con i sandali ciabattosi e le nostre sleppe da 46 facciamo ridere, e comunque nessuno oserebbe mai varcare la porta di una sala riunione con le infradito o anche magari con quelle pantofole fatte a x sopra, non so se mi sono spiegato. Le donne ne sfoggiano modelli più di classe – che per uomo non sono ancora stati inventati – in ogni occasione, anche quando occupano posizioni di responsabilità. E la conseguenza di tutto ciò è che con la stagione calda noi ragazzi tutti intabarrati nei completi o anche multicolore in quei terribili outfit business casual ci conciamo con le chiazze sulla schiena e sotto le ascelle, mentre le donne nei loro straccetti al minimo storico non patiscono la temperatura per nulla. Va da sé che ii profitti del futuro deriveranno proprio dall’industria dell’abbigliamento maschile che avrà trovato una linea equiparabile, in freschezza, a quella della donna semi-svestita che si destreggia nella canicola tra frotte di uomini grondanti e puzzolenti.
look
poveri ma
StandardSono sempre stato uno un po’ trasandato, ma ora dovrei darmi una regolata, me lo impongono le regole della convivenza e la società in genere, poi mia figlia cresce e insomma, ho come l’impressione che le responsabilità aumentino, anche quella di non lasciare che i figli si vergognino di un genitore che non si prende sufficiente cura di sé. Diciamo che sono ai limiti dell’accettabile. Già ho gettato le giacche vintage e il parka dell’esercito della DDR prima di fare la spola davanti alla scuola materna, perché si cresce e per darmi un tono, però sul resto ho tergiversato e ora urge una riassestata. Ho un non-taglio di capelli, i sempre più pochi capelli che non ho mai voglia di pettinare, la mattina spesso restano dritti e se succede restano lì, non mi prendo il disturbo di fare qualcosa, convincerli a rimanere al loro posto. Poi ho la barba, sempre più bianca, e se non stai attento cresce e ti dà quell’aspetto del poco di buono, non è assolutamente vero che fai la figura dell’intellettuale, semmai del vagabondo. Per non parlare dei vestiti, sempre gli stessi, roba di qualità discutibile e scelta casualmente prima di uscire. E non è la questione di essere originali o scazzati ma con gusto. È proprio fottersene alla grande, in ufficio nessuno ci fa caso più di tanto, perché dovrei farmi problemi io.
Poi vedo in metro quelli che vanno al lavoro in giacca e cravatta e penso a come stanno bene, che bell’effetto che danno, mi piacerebbe essere come loro, quanto costerà un completo così, non penso che sia una questione di prezzo, beh ma dovrei averne più di uno perché poi se si sporca? E mi dico che sì, da domani mi sforzo nel darmi un contegno, magari vado anche dal barbiere, poi mi metto quello di più elegante che ho e una camicia. Sì ma dentro o fuori i pantaloni? E c’è quel momento prima dell’ultima rampa di scale per uscire in superficie alla fermata in cui passo davanti a un’infilata di specchi, cerco di non guardarmi ma poi una sbirciata me la do. Chi è quell’uomo di mezza età piuttosto dimesso con le cuffie blu elettrico sulle orecchie, la borsa a tracolla come i pischelli e la maglietta a righe? Che vergogna. Nemmeno un po’ business casual. Niente. Ma dura poco, di sicuro è uno stato d’animo che non arriva fino al mattino seguente, quando tutto si sussegue come il giorno prima, apro l’armadio e vedo il nulla, chiudo gli occhi e tiro su indumenti a caso.
una giornata particolare
StandardOggi è una giornata particolare. Inutile che fai finta di niente: siamo troppo abituati a vederti in abiti civili, come li definiamo noi. D’inverno si nota il tuo sforzo di apparire normale, molto spesso con camicia, pullover a vu o girocollo, quasi sempre jeans scuri o pantaloni di velluto e clarks. Ma è con il caldo che ti vediamo in difficoltà, perché sappiamo che, se fosse per te, indosseresti i bermuda grungi e una delle tue magliette a righe. Roba che hai acquistato almeno quindici o venti anni fa, quando avevi appunto quindici o vent’anni di meno. Ora i capelli grigi, ti sei fatto pure crescere la barba, insomma non puoi più nascondere la tua età, sicuramente più di quaranta. Così, almeno da un paio di estati a questa parte, apprezziamo lo sforzo che fai per non dare l’idea di essere uno di quelli di mezza età che cercano di darsi un tono da giovani ma che risultano patetici e trasandati. Soprattutto in un ambiente di lavoro.
Il problema è che sembri avere un fisico adatto solo a quel genere di abbigliamento, perché con ogni altra combinazione dai proprio l’idea di non essere a tuo agio. Hai il portamento e la postura di chi sta in piedi a chiacchierare di musica alternativa fuori da un club con una birra in mano e una sigaretta nell’altra. Aggiungi poi un guardaroba completamente inadatto alla stagione calda, si vede lontano un miglio che soffri. Non molli i jeans nemmeno a ferragosto, quelli blu scuro con la trama spessa, i 501 per intenderci, scarpe da mezza stagione (non oso pensare alla sofferenza di stare tutto il giorno in quelle trappole), camicie e magliette le più anonime possibili. Sì, passi inosservato ai più, ma chi ti conosce comprende il tuo disagio.
Poi ci sono le giornate particolari, nelle quali è chiaro che sta per accadere qualcosa di importante. D’inverno con un completo di fustagno color tabacco, in estate con camicia azzurra e pantalone di tela blu ma, soprattutto, la cravatta. Ma, ripeto, non è proprio la tua tazza di tè, come direbbe un inglese. Non hai il portamento, sembri un gatto preoccupato che si dimena per sfuggire all’abbraccio di un bimbo un po’ rude. Sembra proprio tu voglia, con un unico gesto, strapparti via quella divisa di dosso e rimettere il tuo involucro confortevole, perfettamente in linea con il tuo modo di fare, tra il dinoccolato e l’imbranato, con le spalle un po’ curve. E oggi, vestito così, è chiaro che stai per incontrare qualcuno, una riunione importante o, lo spero per te, un colloquio di lavoro. Allora, buona fortuna.