La maestra ha insegnato a mia figlia un modo veloce per aggiungere e sottrarre i numeri più alti della prima decina e cioè aggiungi dieci e togli uno, due, tre o quattro a seconda della cifra. Comodo, forse, ma mi dà l’idea di una versione facilitata delle cose, molto regolare secondo la nostra visione pari e in base dieci del mondo, che non posso non collegare a quel modo di insegnare il piano usando i tasti bianchi e la scala di do maggiore, o ad allenarci ai ritmi in quattro quarti eccetera. Peccato, ci si perde un’occasione per acuminare un po’ l’intelletto, renderlo più pronto alle asimmetrie, alle diversità, alle cose che vanno storte. E il dieci, lo stesso che è il voto più alto – io l’ho preso una volta sola nella mia vita, in un compito in classe di inglese, facevo la seconda liceo – o il momento parziale di una conta, il punto da cui si riparte da capo, il numero sulla schiena di gente del calibro di Maradona, Platini e Zidane. I dieci decimi della vista perfetta e i dieci piani di morbidezza. Addirittura il giorno del mio compleanno. Addirittura le tavole di Mosè. Ma da qualche tempo il numero dieci è sulla bocca e nei crucci di tutti. La gente si lambicca per mettere insieme liste in un rincorrersi di nomination, si dice così. I dieci libri, i dieci film, i dieci sportivi, i dieci momenti, i dieci qui e i dieci di là. Cerco di trattenermi dal commentare che le liste di dieci hanno rotto il cazzo non perché non è bello fare le liste ma perché la sovraesposizione, alla lunga, sminuisce la portata di un’idea. Stufa. Io da tempo vado sfidando i miei contatti sui socialcosi a smascherarsi e a pubblicare liste di un elemento solo. Un’impresa impossibile? No perché con l’uno non operereste una semplificazione ma brandireste la vera preferenza di una vita, la prima cosa che salvereste da una catastrofe, una scelta di Sophie reiterata all’infinito. Un film: Smoke. Un disco: Nursery Crime. Un libro: I promessi sposi. Un momento: la pressione del tasto enter.
liste
le dieci cose peggiori che ti possono succedere la mattina appena sveglio
StandardSi tratta di un tema su cui c’è tutta una letteratura perché ci tocca nel subconscio più profondo. Quel momento composto da quei pochi secondi che servono, appena aperti gli occhi, a caricare tutti i filesystem nella nostra mente e, non appena si compone la memoria come quando compaiono tutte le icone sul desktop, ci si rende conto che c’è qualcosa di strano. Ed è sempre qualcosa di poco piacevole. Ecco perché occorre fare chiarezza e procedere con una cernita delle peggio cose che ci assalgono appena restituiti alla realtà e che, in confronto, mettere giù il piede sinistro è niente.
1. Svegliarsi tardi per un appuntamento. Quando apri gli occhi, guardi la sveglia una, due, tre e quattro volte per sincerarti che no, non è un sogno. No, non è guasta. Sì, sei dichiaratamente fottuto perché non ce la farai nemmeno se esci di casa in mutande. Per prendere un volo, recarti a un colloquio, arrivare in tempo utile prima che si chiudano i cancelli di qualche posto che non ammette eccezioni o, peggio, c’è qualcuno che potrà essere fondamentale per la tua vita futura che ti aspetta. E che ora non è niente, nell’era della telefonia mobile e portatile è un attimo avvisare e farsi perdonare. Ma pensate a quando i cellulari non erano ancora stati inventati e non si poteva avvertire nessuno del ritardo. Essere buttati giù dal letto dall’incessante squillare del telefono fisso con la tachicardia per lo spavento e biascicare qualche parola di giustificazione alla persona all’altro capo della cornetta che inveisce contro di noi. Ci si pente persino di essere stati strappati al sonno e si conviene che, tutto sommato, sarebbe stato meglio non svegliarsi più.
2. Il gatto che vomita. Scusate, se siete deboli di stomaco passate direttamente al punto successivo. L’inconfondibile verso a singulto dei felini che ci comunicano di non aver apprezzato la scatoletta per la quale vi hanno scomodato alle cinque del mattino è quanto di peggio possa capitare, con la variante dell’appartamento buio e il rischio di non vedere il punto random in cui il loro istinto animale si è dovuto arrendere ai segnali dell’organismo. Segue tutta la procedura di pulizia della sostanza che è stata scaricata, i sensi travolti da olezzi terrificanti enfatizzati dalla percezione fresca che si ha al mattino, la materia poco piacevole al tatto, poi qualcosa di forte per lavare e conseguente rischio di svenimento da ammoniaca.
3. Mal di schiena. Amici maschi e non più giovani, questo è uno dei buongiorno che si vede dal mattino più ostici. Nel sonno non ci si controlla e non è raro scoprire al risveglio di aver assunto posizioni proibite per la propria spina dorsale. Il nostro corpo, che dormendo se n’è guardato bene di avvisarci del fatal error in corso d’opera, ci riporta subito alla realtà facendo svanire tutti i nostri progetti per la giornata. La gita fuori porta, la corsetta al parco, la sessione di shopping all’Ikea, la cantina da riordinare. Occorre fare reset e avviare la procedura per un piano B. Seguono tutte le mosse di emergenza per riconquistare la posizione eretta e una buona dose di medicina tradizionale.
4. È finito il latte. Non solo, è finito il latte e il resto della famiglia non ne vuole sapere di colazioni alternative come the, tisane, succhi, frullati, toast e quant’altro. Le mogli sono delle furie da questo punto di vista, la colazione è il pasto più importante e bla bla bla. Così mi tocca uscire in pigiama o quasi, ancora prima di buttarmi sotto la doccia, e vedere il mondo dall’oblò di chi non è ancora pronto per affrontare al meglio la giornata.
5. Auto in divieto di sosta. Con la variante auto in divieto di sosta perché in area mercato. Nel primo caso bisogna essere proprio sfigati che la polizia municipale stia già svolgendo il proprio ruolo nelle primissime ore dell’orario indicato, e comunque è un attimo infilarsi scarpe e giacca e mettersi nell’eterno loop dei parcheggi, questo se abitate in centri urbani e non disponete di box o posti riservati. Nel secondo caso è oltremodo sconfortante perché o le autorità hanno già fatto intervenire il carro attrezzi o vi ritrovate l’auto tra il banco del fiorista e quello del salumiere e poi vi voglio vedere a spostarla da lì con tutte le massaie eccitatissime che fanno affari.
6. Dimenticarsi il computer dell’ufficio a casa quando si è già in treno. Qui c’è ben poco da dire, a me è successo una volta ed ero così amareggiato con me stesso che mi sarei volentieri licenziato da solo. Niente, non c’è scampo. Si scende alla prima fermata, si prende il convoglio per rientrare a casa, si fa il percorso a ritroso e si ricomincia tutto da capo, come se qualcuno ci avesse offerto una seconda occasione.
6bis. Dimenticarsi di lasciare alla propria moglie o marito l’unica chiave della macchina. Questa è una sorta di variante del caso numero 6, quando uno della coppia è già diretto verso l’ufficio e si ritrova nella tasca dei pantaloni indossati la sera precedente la chiave dell’auto che serve all’altra metà della coppia per portare i bambini a scuola e poi recarsi al lavoro. Il procedimento è lo stesso di prima, le conseguenze peggiori: cazziatone delle bidelle, cazziatone a casa, cazziatone sul lavoro, cazziatone sul lavoro per il partner.
7. Figlia malaticcia e conseguente organizzazione alternativa della giornata. “Papà ho mal di pancia” sono parole che nessuno vorrebbe sentirsi dire in concomitanza con una riunione di lavoro o qualsiasi altro impegno inderogabile. Ma i figli hanno priorità uno su tutto, anche se la lucidità per affrontare imprevisti come questo è difficile da trovare dentro di sé, la mattina. Inizia lo scouting tra nonni, parenti di primo grado, parenti di secondo grado, amici del vicinato, vicini di casa, fino all’amara realtà che qualcuno – solitamente chi porta a casa lo stipendio più basso, nel mio caso io – deve soccombere.
8. Litigio con qualcuno avvenuto la sera prima. Una delle sensazioni peggiori, specie con l’aggravante dei postumi da sbronza, solitamente alla base del litigio e direttamente proporzionale alla gravità della discussione avvenuta. Il mio consiglio è di chiamare subito l’interessato/a ed evitare dell’ironia fuori luogo sui social network per tentare di sdrammatizzare con il proprio discutibile senso dell’umorismo. Ogni minuto è prezioso, in questi casi, e se non è sfruttato potrebbe contribuire a far degenerare la situazione, rovinare un’amicizia, condannarvi all’eterna condizione di single di mezza età.
9. Scadenza di qualcosa, nel senso di qualcosa che è scaduto il giorno precedente. È il primo del mese, o il primo della settimana, o è il primo giorno dopo che avresti dovuto fare una cosa inderogabile entro le 24 del giorno prima e te ne sei dimenticato, è finita una promozione, scatta una mora. Insomma non c’è più tempo e il tuo destino è segnato. Magari la cosa non è così grave come uno pensa, ciononostante è una severa quanto giusta metafora della vita. Uno si sveglia e la data è già passata irrimediabilmente. C’è da riflettere.
10. È la mattina di qualsiasi avvenimento importante e che uno preferirebbe evitare. Un esame, una prova, uno sbarco in Normandia, qualunque avvenimento storico per sé o per il mondo intero che interpone tra il risveglio e la sera un divario incolmabile avvolto nelle tenebre più profonde dell’incertezza dell’esito. L’unico suggerimento è di far concludere la giornata, indipendente da come va, con un paio di medie alla spina.
Ecco fatto. Vi lascio con l’undicesimo punto, che è il compimento di ogni decalogo che si rispetti, e che è quando ti svegli la mattina e la rete è giù per chissà quale motivo e così non puoi scrivere un post di getto che avresti dovuto invece scrivere la sera prima ma eri troppo pigro per farlo e in più, magari, te lo sei dimenticato e così ripieghi su una lista di cose come queste, che comunque vanno di brutto.