Se avete abituato i vostri pargoli a leggere libri sin dalla tenera età avrete senz’altro osservato come l’editoria per ragazzi cambi e segua la loro crescita cercando di soddisfarne man mano il gusto, per ovvi scopi di marketing ma non è un aspetto che ci offende più di tanto, a noi puristi della letteratura. Anzi, devo ammettere che le pubblicazioni per le età dai zero a sedici anni tutto sommato sono le più curate, da un mero punto di vista estetico. Motivato come tutti voi a esercitare il diritto di selezione all’ingresso, tuttavia non ho controllato tutto quanto mia figlia ha chiesto di leggere e anzi, negli ultimi anni ho incautamente abbassato la guardia sui contenuti, consentendole maggiore autonomia sulla scelta dei titoli.
Ma, ancora oggi, quando entro in una libreria o mi reco in biblioteca provo un po’ di invidia per la cura con cui si attira l’attenzione dei ragazzi mentre, a noi adulti e vaccinati, si riserva un trattamento standard basato – giustamente – su autori, titoli, copertina e fascetta con endorsement più o meno altisonante per indurci alla scelta. Il punto è proprio questo: la capacità di attrattiva dei libri è inversamente proporzionale all’età a cui sono rivolti, non sembra anche a voi? Questa parabola la possiamo osservare nelle nostre case, settimana dopo settimana, mese dopo mese, anno dopo anno. I nostri figli crescono e le letture si fanno sempre meno colorate e illustrate, questo perché ci saranno studi che provano che più si diventa grandi e più si amano le righe fitte e le edizioni tradizionali, anche perché sarebbe impensabile impaginare un qualsiasi romanzo come un testo qualunque per la pre-adolescenza a meno che non sia pensato in fase di stesura proprio così. Ma ve lo immaginate un Jonathan Franzen che farcisce le sue Correzioni con illustrazioni, iniziali miniate, caratteri a fumetti?
Ecco: nel giro di poco tempo mia figlia ha compiuto proprio questo giro di boa. Prima ha portato a casa dalla biblioteca della scuola qualche testo per le vacanze che, impilato di costa sullo scaffale, si confonde tranquillamente con la narrativa che mia moglie ed io abbiamo scelto da portare in ferie. Stessa altezza, stesso spessore, stessi colori. Dove sono finiti quegli album alti e così pieni di fascino che veniva voglia anche a noi genitori di immergerci nelle storie in essi contenuti? Sembra che tutto, in questa società, sia volutamente indotto a convergere verso un’estetica e un’etica seriosa perché, probabilmente, al netto di tutte le stupidaggini della fanciullezza, nella vita c’è ben poco da scherzare. Oggi poi ho ricevuto dal servizio abbonamenti della Mondadori un’offerta per confermare l’iscrizione a Focus Junior, rivista che mia figlia legge da qualche anno. Mi sono trattenuto dall’acquisto dell’abbonamento per il 2016 perché ho pensato che, sull’onda di tutti i cambiamenti a cui stiamo assistendo, era meglio chiedere prima le sue intenzioni. Provate a indovinare qual è stata la risposta. Un altro pezzo di storia che se ne va, un nuovo capitolo che inizia, nuovi interessi che si fanno spazio nel carattere di una persona che cambia di giorno in giorno.