C’ĆØ un volume che spicca tra i libri impilati sugli scaffali del mio salotto. Si nota perchĆ© ĆØ tutto blu, ĆØ piĆ¹ alto degli altri, ha la copertina rigida ed ĆØ rilegato in pelle, e ha un titolo che risalta perchĆ© stampato in color oro. Potrebbe essere scambiato per un raccoglitore di francobolli, o un atlante di cui ĆØ andata perduta la sovracopertina. Ma colpisce il fatto che l’autore ĆØ, curiosamente, un mio omonimo. Per ovvi motivi logistici ĆØ posizionato a fianco di un altro volume che ha la stessa altezza, questo color verde, ma che ha le stesse caratteristiche del libro vicino e che, curiosamente, ĆØ stato scritto da un’autrice che ha lo stesso nome e cognome di mia moglie.
Il primo, quello blu, ha un titolo sufficientemente ostico da essere lasciato lƬ a prendere polvere. A chi interesserebbe saperne di piĆ¹ su “L’episodio di Ifi delle Metamorfosi di Ovidio”? A chi verrebbe voglia di approfondire la tematica del transgenderism nella letteratura latina partendo da uno dei racconti di trasformazione sessuale presenti negli scritti ovidiani? A nessuno, tantomeno a me. Infatti, quando mi capita l’occhio su quello scaffale, che ĆØ quello piĆ¹ in alto, quello dei libri inutili che prima o poi finiranno nella raccolta differenziata, mi sorprendo sempre e mi chiedo quando diamine ho acquistato quel libro lƬ, io che non ne compro mai perchĆ© sono un entusiasta fruitore delle biblioteche e del consorzio intercomunale che dalle mie parti ti consente, in pochi giorni, di avere tutte le novitĆ degli autori americani contemporanei e postmoderni che vuoi. E mi viene raramente l’istinto di salire su una sedia ed estrarlo da quella fila per vedere di cosa tratta, qual ĆØ la trama, i personaggi, chi ĆØ l’assassino e come finisce.
Scherzo, so che non si tratta di un romanzo. Centinaia di pagine con lettering e font di altri tempi, deve essere stato redatto in Wordstar e stampato con chissĆ quale computer, in un modo in cui solo quel tipo di libri lƬ venivano realizzati. Centinaia di pagine sono tante, e non riesco a capire davvero come abbia potuto, questo autore che si chiama come me, mettere insieme cosƬ tante informazioni, dove l’abbia prese, quando e come le abbia studiate. Per lo meno il suo libro gemello, anzi consorte a fianco, parla di povertĆ e di stato sociale, probabilmente appartiene a una disciplina piĆ¹ moderna e senza dubbio piĆ¹ utile, tanto che ci scommetto che l’autrice, che si chiama come mia moglie, ĆØ un’esperta di scienze politiche ed esercita una professione manageriale in qualche organizzazione pubblica del settore.
Ma questo scrittore qui, che ha voluto fare il figo e trovare l’introvabile in un autore di una civiltĆ remota che ha scritto roba piĆ¹ strampalata della fantascienza in una lingua morta e sepolta, ci gioco la testa che del suo latinorum non se n’ĆØ fatto nulla, coronamento di un’inutile laurea in scienze inutili (come correttamente le definisce Leonardo) e in materie all’epoca completamente slegate dall’allora nascente scienza della comunicazione. FarĆ qualche lavoro di quelli che si usano oggi con il nome in inglese, cercando pretesti qui e lĆ per far vedere che ancora, di tutti quegli esami di latino, qualcosaĀ si ricorda, usando alla prima occasione qualche citazione o qualche aforisma che chiunque, con Google, ĆØ in grado di a tradurre a tempo record e altrettanto velocemente a dimenticarsene al successivo nuovo messaggio di Outlook in arrivo.