Sono in molti a considerarlo un lusso ma per me è una vera e propria trappola: si aprono le porte dell’ascensore e ti trovi direttamente dentro casa. L’idea appartiene di certo a qualche archistar eccentrica che voleva in qualche modo lasciare il segno. A parte che i gradi di separazione ambientale dalla strada, in questo modo, si riducono drasticamente e corri il rischio di scendere in mutande nella via o, peggio, di ritrovarti uno sconosciuto che ha sbagliato portone steso sul divano. Ho pronti giusto due esempi di un’esperienza traumatizzante di questo tipo. Mio nonno che rincasa ubriaco e manca di un piano il suo appartamento e anni dopo io che, completamente sobrio, schiaccio due anziché tre sulla pulsantiera e, giunto a destinazione, apro deciso la porta di casa della vicina di sotto di mia cognata, in un condominio in cui l’usanza di soggiornare senza chiudere a chiave è la norma. Ma poi volete mettere il fascino nel bene e nel male che hanno le scale?
A casa della mia famiglia il confort dell’ascensore è arrivato tardi, quando il nonno ubriaco era già morto di cirrosi e la nonna a portare su la spesa per cinque piani ci aveva già rinunciato da tempo. Le rampe noi ragazzi le scendevamo di volata a tre o quattro gradini per volta con balzo conclusivo che faceva tremare tutto, ma le occasioni in cui qualcuno usciva a sgridarci non me le ricordo proprio. Salirle era tutt’altra fatica ma non mi sono mai tirato indietro.
Sulle scale poi si facevano incontri pericolosi. Ragazzi già con il laccio emostatico e la siringa pronta, persino gente che faceva l’amore al buio, e in tempi in cui non si andava tanto per il sottile, ma io non ero ancora nato, gli adulti inseguivano le ragazzine e mia mamma, che me lo racconta sempre, se lo ricorda ancora oggi. C’è persino una certa solidarietà sulle scale, ci si incontra di rado ma sembra che quell’infrastruttura così rigorosa e scolastica come solo un geometra può pensarla costituisca una catena di gradini che congiunge democraticamente famiglie di ogni tipo e classe sociale, dal seminterrato all’attico, persone pronte a socchiudere la porta anche se il gesto è quello di aprirla, qualcuno ha bisogno, c’è un cane rimasto fuori, si sentono delle grida, è mancata a tutti la corrente, ho fatto dei biscotti e ho pensato di fargliene avere un po’.