Oggi per punizione mi sono immaginato lontano da te. Ero a un punto del romanzo in cui c’è un adolescente che vorrebbe diventare un asso del baseball solo per mandare un messaggio a suo papà, che se n’è andato di casa quando era piccolo, per fargliela vedere, per dimostrargli che aveva centrato l’obiettivo più importante anche senza di lui. E per farmi una delle cattiverie che mi piace infierirmi per puro esercizio di stile del senso di colpa mi sono immaginato altrove. Io ero via da anni e tu diventavi così alta e bella, con quella sfilza di otto e nove in pagella, così grintosa sul campo da volley con quelle scarpe “superfaighe” che ti abbiamo comprato perché comunque, tra allenamenti e partite, ce le hai sempre addosso.
Poi sceglievi la scuola superiore, se andare o no in Inghilterra in estate a imparare meglio la lingua, se rifare l’esperienza al campus di Salsomaggiore con la squadra per preparare la nuova stagione senza di me, che magari poi ti lasciavo scegliere tutto in autonomia, è giusto che anche se hai dodici anni certe cose le fai solo se ti va di farle.
Ma io in quel gioco crudele ero lontano in un’altra vita, con una seconda moglie e altri figli che scommetto non mi sarebbero piaciuti nemmeno un millesimo di come mi piaci tu. Mi perdevo questo periodo in cui anche se sei una testa di cazzo come non ne ho mai viste poi mi salti al collo perché non ci possiamo staccare per nulla, figurati prendere partire e andare e rifarsi una vita. Io, davvero, certe persone che rinunciano a tutto questo non riesco davvero a comprenderle, e certe cose non riesco nemmeno a immaginarle e quando ci ho pensato oggi, per punizione, per giocare a sentirmi male giusto come diversivo, io ero chissà dove e tu crescevi senza che io ti vedessi, certe cose sono belle da immaginarsi ma solo perché poi dopo pensi che mica è vero, che non ci potrebbe essere una vita lontano da te.