La prima cosa che uno si può chiedere, osservando un topo morto nei pressi del cancello d’ingresso di casa propria, nel punto in cui l’addetto ai rifiuti condominiali posiziona il contenitore dell’organico nel giorno del ritiro, è che ci faccia un topo morto lì, in occidente e a nord di tanti altri posti in cui magari uno si sorprende di meno, nel vederli. Non che Milano e dintorni sia un ambiente sterile e microbiologicamente controllato, poi con tutti i cantieri che ci sono qui intorno che qualche roditore si avventuri alla ricerca di qualcosa di meglio da mangiare tra i rifiuti destinati alla decomposizione tutti grassamente fluidi nella loro anima di mater-bi non mi stupisce.
Mi colpisce però che la vicina con cui condivido la delusione reciproca del fatto che nessuno dei due si ponga il problema di far sparire il cadavere che giace con le zampette all’insù come nei più celebri cartoni della Pixar, perché lei sperava che io in quanto uomo recuperassi scopa e paletta e portassi ratto il ratto nel campo incolto di pertinenza del condominio di fronte, e io speravo che lei in quanto donna si munisse di guanti di gomma e sacco della spazzatura e desse una degna sepoltura nell’indifferenziato a quell’errore di natura, dicevo la vicina mi colpisce perché passa con una velocità soprendente dal topo di strada ai topi di garage. Gente scaltra che di notte ha forato metodicamente alcune porte dei box sottostanti il nostro condominio per introdurre una sonda e poter verificare il valore in ricettazione del contenuto. Un’operazione che si è limitata alla ricognizione, probabilmente è subentrato un imprevisto e la spaccata è andata a monte. Ma questo è il periodo, così dicono. Si avvicina il Natale e probabilmente i delinquenti sono più tristi e vogliono appestarci con la loro visione di società ai margini entrando nei nostri box.
E spero che in questa descrizione emerga un dato allarmante, e cioè che ladruncoli di automobili di un condominio come il mio in cui la vettura più costosa è la jeep del dentista del quarto piano che prima che la tiri fuori da lì hai già svegliato tutto il quartiere, abbiano in dotazione strumenti all’avanguardia come queste sonde misteriose a cui la vicina fa cenno spostando l’attenzione dalla pantegana che comunque continua a stonare nel quadro di sobborghi residenziali da middle class. Ma la chiave di lettura potrebbe anche essere che anche i ladruncoli di automobili ora hanno la possibilità di avere a disposizione tecnologia low-cost, magari cinese e acquistabile in qualche magazzino di Paolo Sarpi. Che così poi uno unisce i puntini ed ecco che i collegamenti tra la misteriosa yacuza sbarcata nelle nostre chinatown e la criminalità tradizionale o nomade locale sono presto fatti e serviti. Ma è probabile anche che la vicina, che talvolta non lesina in mitomania ed esagerazioni varie, mi stia caricando di legna verde, come si dice dalle parti in cui sono nato, e che il buco nel portellone del garage lo abbia fatto suo marito che non è uno di quelli da full immersion nel fai-da-te durante il weekend, comunque è abbastanza fuori da tentare di montare una serratura da sé e sbagliare le misure in cui trapanare e non dire nulla alla moglie perché si vergogna.
E la cosa ancor più curiosa è che il fatto che ad un certo punto ci sia stata un’associazione di idee così apparentemente spericolata lascia stupefatto anche me e mi riporta alla realtà, dopo che già l’astrazione di quello che avevo dinanzi agli occhi mi aveva portato ai versi di quella canzone dei Depeche Mode che dice che la morte è dappertutto e c’e un topo davanti al cancello, tanto per iniziare. Una canzone che mi viene in mente ogni volta, sia chiaro. Come sia io che la mia vicina siamo unanimi nel fatto che quelli che vanno in giro a sondare le automobili altrui da trafugare meriterebbero lo stesso destino, perché è vero che la proprietà privata e la merce e i tabacchini che ti sparano dietro e bla bla bla che sono cose da far west. Ma nel far west i cavalli li rubavano, e un tentativo di furto con scasso ai danni di terzi è altrettanto da film di pionieri e indiani. Per esempio ho un altro vicino che vive sopra di me, uno piuttosto folle, una specie di fabbro bergamasco che in casa ha una mazza da baseball. E una volta l’ho chiamato perché mi sembrava di sentire rumori sospetti dall’appartamento vicino al mio e lui come prima cosa, ancora prima di coprirsi perché l’avevo tirato giù dal letto ed era in mutande, mi ha sventolato due fendenti davanti al naso con la mazza impugnata alla perfezione per mimare il trattamento che voleva riservare a quelli che avrebbe sorpreso in posti in cui non dovevano stare. Che poi era un falso allarme, ma chissà in caso contrario se avesse battuto un home-run.
Insomma, diciamo che vedersi sottrarre cose a cui teniamo non ci fa bene, sia dal punto di vista economico che da quello dell’equilibrio, ma conveniamo tutti che augurare le peggio cose a quelli che anche solo ci provano un po’ ci fa stare meglio. E insomma che alla fine il topo morto lo abbiamo lasciato lì facendo finta di niente, ma stamattina non si è proprio visto, se non altro perché c’era una macchina di grossa cilindrata parcheggiata proprio sopra, una che se ce l’avessi io non la lascerei fuori durante la notte, che poi magari me la rubano.