La leggenda metropolitana del presunto plagio di “Stairway to Heaven” si propagava tramite passaparola tanto quanto le voci degli amici morti e poi tornati in vita o i cugini che dopo l’incidente in moto si allontanavano a piedi in tutta tranquillità e poi, togliendosi il casco, gli si apriva la testa in due come una mela. Già era difficile procurarsi un disco che ti piaceva, figuriamoci un disco solo per controllare che in un brano c’era una somiglianza come si diceva in giro e con l’aggravante che il disco vittima del plagio è di un gruppo sconosciutissimo. Nessuno aveva mai sentito nominare gli Spirit e nella ridotta cerchia dei super-espertoni preparatissimi soprattutto sui gruppi di nicchia come gli Spirit non militava certo gente come noi che già schifavamo l’hard rock dei Led Zeppelin, figuriamoci gli Spirit. Poi con la diffusione dell’informazione condivisa e dell’Internet, tutti i grandi complotti e misteri dell’uomo sono diventati tema principale della nostra cultura, pensate che oggi c’è pure un movimento politico che attinge da queste cose a mani basse, comprese le grandi domande quali chi ha copiato chi e, se ha copiato, quale debba essere l’espiazione. Ora, a così tanti decenni di distanza, non so se avete letto che l’annosa questione è tornata prepotentemente alla ribalta. E a prescindere dai due estremi del caso che sono da un lato che le note sono inevitabilmente dodici e dall’altro che la storia è piena di citazioni o scopiazzature e rimandi ad altre canzoni, il punto è che se fossi gli Spirit e gente del calibro di Robert Plant e Jimmy Page avesse preso otto battute di una mia composizione per farci un pezzo come “Starway to Heaven” farei i salti mortali dalla contentezza. Che poi da quei quattro arpeggi gli Spirit hanno composto “Taurus” mentre ai Led Zeppelin gli è venuta la canzone rock più famosa e forse venduta di tutti i tempi, per cui anche se ci fosse il plagio sarei onorato del fatto che da un semilavorato grezzo come il mio qualcuno ha tirato fuori un capolavoro. E ho pensato la stessa cosa per un’altra querelle, quella tra i Rolling Stones e i Verve per il loop di archi di “Bitter Sweet Symphony”, ricordate? La band di Jagger ha vinto persino una causa attribuendosi i diritti della (unica, peraltro) hit dei Verve, accusati di aver copiato da “The last time” nella versione della Andrew Oldham Orchestra. Anche in questo caso è fuori di dubbio che la parte di archi renda molto meglio in “Bitter Sweet Symphony”, è in più non credo che ai Rolling Stones cambi la vita un pezzo più o un pezzo in meno, quindi se fossero stati dei signori avrebbero chiuso un occhio a vantaggio della musica. Inoltre, non mi sembra che i Rolling Stones abbiano problemi di soldi. Ma tornando ai Led Zeppelin, noi cinquantenni siamo nell’età in cui ci commuovono versioni come quella qui sotto, e forse l’ho già scritto ma perdonatemi, ripeto, è sempre colpa dell’età.