termini di Paragone

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Alla fine il succo del discorso era che ciascuno di noi vive con questa specie di carapace che si porta appresso e che è un condensato di convenzioni, compromessi e chissà quale altra diavoleria organica che inizia con co-, in cui c’è un condensante – eccolo – che ha una forte percentuale di buona e cattiva educazione no? Senza questo bozzolo di materia comunque resistente, evitiamo di palpeggiare le donne che ci sembrano provocanti, di scoreggiare in ufficio, tanto per dire due delle cose meno nobili che ho percepito durante la spiegazione. Ma anche riusciamo a presentarci al posto di lavoro e in tutti gli altri appuntamenti in cui qualcuno necessita di noi in orario e con il buzzo buono di fare quello per cui siamo stati contattati. Aggiornare database, ordinare specialità della casa, consolare chi se lo aspetta, rispettare le regole di una disciplina o di un gioco, collegare correttamente dei cavi, impegnarsi per arrivare se non primi almeno in una posizione ragguardevole, assegnare il proprio voto a esponenti politici rispettosi delle minoranze etniche, accompagnare all’indirizzo giusto chi non può farlo da solo. Togliersi di dosso questo guscio è impossibile, serve troppo cinismo e una follia che avrebbe poca vita e, quel poco, tutt’altro che di facile approccio. Un attimo e avresti addosso un plotone di teste di cuoio, chissà se ci sono ancora, quei corpi speciali che si calano dagli elicotteri e che hanno l’obiettivo di farti saltare il cervello per togliere alla società l’incombenza di darti voce, anche solo tramite un avvocato, nel corso di un processo a copertura mediatica in eccesso. Mi vengono in mente quel folle norvegese o i maniaci che si tengono ragazzine in cantina per decenni. Ti eserciteresti a tirar sotto pedoni impertinenti con la macchina, o vedresti giovani disinibiti far sesso nel parco sotto casa, trascureresti l’igiene personale nei giorni più rigidi dell’inverno in cui il contatto con l’acqua è più che una forzatura. Nel mio piccolo, so già che mi aggirerei tra gli scaffali di quei negozi che vendono vinile usato con un carrello della spesa, pronto ad afferrare tutto e uscire senza farla tanto lunga e, soprattutto, senza pagare un lira. Nella realtà sono pochi quelli che, con la massima disinvoltura, riescono a esprimersi impunemente in questa sorta di sindrome di Tourette all’ennesima potenza, per esempio la Santanchè.