il cane e il professore

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Si vedeva una porzione del soffitto a cassettoni passando sotto una delle finestre dell’appartamento del professore di storia dell’arte, per questo il professore teneva spesso la finestra aperta in modo che quelli sotto potessero ammirarne la bellezza. La lasciava socchiusa anche quando portava fuori il cane, ma su questo nessuno ne aveva la certezza. Il suo era un cane di taglia media che rispondeva a un nome proprio di persona, anzi un nome piuttosto comune soprattutto per quelli della mia generazione, conosco almeno una dozzina di miei coetanei che si chiamano così. Un cane che aveva un nome e un cognome. Portava a spasso il cane e quelli che lo incontravano gli facevano i complimenti per quel soffitto, di certo il resto dell’appartamento doveva essere di altrettanto valore artistico. Prima o poi darò una festa e così potrete vederlo per intero, diceva il professore di storia dell’arte. E quelli poi spargevano la voce. Quando passavano sotto la casa del professore facevano notare il soffitto a cassettoni tipico di un palazzo di quell’epoca agli altri, e dicevano che quella era la casa del professore di storia dell’arte che lascia la finestra aperta per permetterci di godere di quella vista e che il professore avrebbe dato una festa, prima o poi. Così quel dettaglio di apparente inconsistenza si diffondeva tra le persone di un certo ambiente giungendo anche a chi non conosceva personalmente il professore e tra chi addirittura non sapeva nemmeno chi fosse. Che poi capitava che presentassero il professore a chi non lo conosceva, il professore a spasso nei vicoli con il cane al guinzaglio, e che chi non lo conosceva gli faceva comunque i complimenti per quella porzione di soffitto a cassettoni la cui vista si notava passando sotto e che, di sicuro, doveva corrispondere a un appartamento di altrettanto valore artistico. Almeno come si diceva in giro.