C’è uno spot radiofonico che mette ironicamente – ma mica tanto – alla berlina i tecnodipendenti, quelli che hanno gli smartcosi e che vivono sull’internet emancipandosi dalla necessità di tutti quei servizi per i quali un tempo, prima dei dispositivi che ci hanno reso tecnodipendenti, pagavamo fior fior di quattrini. Perché è vero che oggi paghiamo fior fior di quattrini per servizi di cui è stato artificialmente creato un bisogno che, se proprio la vogliamo dire tutta, non è che sia poi così irrinunciabile. Però, e lo sapete meglio di me, se le cose si usano con giudizio, con temperanza, con oculatezza, alla fine è vero che l’innovazione migliora la qualità della vita. Si tratta della reclame dell’892424 che è un servizio che nel 2013 fa sorridere. E infatti lo spot a cui mi riferisco prende in giro tutti noi digitalizzati e si rivolge a chi ha un telefono che utilizza come un telefono, e cioè per parlare con il prossimo. Per tutti questi che uno se li immagina con quei cellulari salvalavita beghelli con i i tastoni grandi quanto un i-coso c’è ancora tutto un mondo di servizi di informazione dall’altra parte, dedicati a chi non si fida del virtuale e vuole pagare per interagire con persone con un nome e cognome, se non vederli in carne ed ossa. E un po’ li capisco, perché comunque il sottoscritto si annovera tra quelli che vivono ancora in quello stato ibrido che comunque va bene essere interconnessi ma con mezzi diversi. Il telefono, il computer, il navigatore, la tv, il lettore mp3, la radio, la batteria, il contrabbasso eccetera. Ma Battisti non c’entra. Siamo sinceri con noi stessi. Chi chiede informazioni oggigiorno? Lo so, noi maschi siamo usi a non chiederle a nessuno e piuttosto usiamo tutti i sensi a disposizione per trovare una via in una città in cui non siamo mai stati, ma questo è un altro discorso. Oggi siamo abituati a fare da noi con buona pace di tante professioni che inevitabilmente scompariranno, spero nel più lontano tempo possibile ma occorre guardare in faccia la realtà. Le agenzie viaggi, tutto ciò che ruota intorno alle pagine gialle, le assicurazioni, gli sportelli delle banche, le poste come le abbiamo intese fino ad ora. Per non parlare di necessità propriamente analogiche, come fare il pieno ai distributori di benzina, ma questa credo sia una peculiarità tutta italiana. Ma allora forse è per questo che nel 2013 ci siamo trovati a volere anche la politica fai da te. Davvero ci siamo abituati all’indipendenza istituzionale? Gli stellari, al tavolo in streaming con Bersani, si sono fatti belli di democrazia diretta, un fenomeno attraverso il quale loro, sì, proprio loro due, il pelato e quel fastidioso coacervo femminile di insopportabilità al suo fianco, si sono autodichiarati non rappresentanti, bensì le parti sociali stesse con cui la politica dovrebbe raffrontarsi. Ma siamo così maturi da non aver più bisogno nemmeno di una figura metaforicamente paterna che ci introduca alla triplice esperienza legislativa, giudiziaria ed esecutiva? Io non ne sono sicuro. Io, anche a due euro a botta o giù di lì, qualche chiamata all’help desk la farei ancora. Non so voi.