E addirittura si dice proprio che è in momenti come questi che è bene fare investimenti, che è nei periodi critici che bisogna operare scelte in grado di fare la differenza un domani, sempre se ci si arriva. Nel nostro piccolo, può essere che ci troviamo per le mani un po’ di contante in più oppure semplicemente si vivono per puro caso una serie di situazioni per le quali avere un tesoretto extra budget, per di più di dimensioni tali da non essere in grado di cambiare la propria vita, non fa la differenza. In altri casi magari uno mette via tutto che non si sa mai. E comunque l’investimento, pur piccolo, deve essere mirato, guai a buttare i soldi.
Quando sento queste cose mi vengono in mente i modi in cui si risparmiava da ragazzi con uno scopo. La patente, nel mio caso. O quando ho scelto se potevano tornarmi più utili un computer o degli strumenti musicali nuovi, valutare cioè che cosa fare non da grande ma almeno nell’immediato e nel successivo quinquennio, nemmeno se uno dovesse mettere in pratica un piano economico di sviluppo. Che poi il piano non mi sarebbe nemmeno servito. Meglio un paio di tastiere sufficientemente eclettiche da poter operare dignitosamente in qualunque situazione. Da solo verso avventori distratti, con qualche compagno altrettanto mercenario in una sala da ballo di poche pretese, con gli amici a fare la storia del rock alla festa dell’Unità.
Del computer invece mi attirava, manco a dirlo, la videoscrittura. La possibilità di fare prendere alle proprie velleità narrative un corpo, un font, un colore, un’impaginazione. In entrambi i casi per ammettere la contraddizione, e da qualche parte in qualche post l’ho scritta pure, che poi ci sono momenti in cui fa bene ascoltare la propria musica, leggere le proprie cose. Ma non ero ancora pronto, la tecnologia era ancora ferma al 286 e non me la sentivo di cambiare vita. Tanto prima o poi le priorità mutano, come si possono sostituire gli strumenti musicali stessi con generi di necessità più utili alla contingenza. Qualche tempo dopo mi sono sentito persino pronto a fare a meno di un synth per procurarmi un videoregistratore, un azzardo che in molti che mi stavano vicino hanno visto come il primo del passaggio definitivo verso l’altra sponda, quella delle persone normali. Ma anche riempire cassette di film trasmessi fuori orario in tv è un modo di fare provviste di cibo per la mente da accantonare nella dispensa dei beni immateriali, tanto che come sapete anche le vhs hanno fatto la fine che meritavano.
Oggi, proprio come fate voi, tutto quello che trabocca dalle prime necessità finisce nel futuro dei figli, che non si sa bene che cosa troveranno quando dovranno cavarsela da sé. Malgrado però una vita da formica, mi sono ritagliato un pomeriggio da cicala e mi sono concesso l’acquisto di un abito. Un completo come si deve, una giacca e un pantalone, roba di qualità – a me gli spezzati non piacciono – che, matrimonio a parte, non ho mai posseduto. Anche questo è un investimento. Vesto il mio abito con la camicia e un gilet di lana rasata e mi sento perfettamente a mio agio, posso dire di aver investito nel mio benessere, no? Comunque l’ho scelto a quadrettini piccolissimi grigio scuro che ne fanno un modello piuttosto originale, tanto che la notte stessa dopo l’acquisto, ancora teso dal dibattito interiore a cui ho partecipato in cui venivano messe in discussione le ragioni di una firma sullo scontrino della carta di credito, ho sognato che la giacca e pantaloni che avevo pagato erano in realtà a quadratoni enormi, come in quei vecchi video di Paul King, non so se ve lo ricordate, in cui sembra un po’ un pagliaccio, elegante e con gli anfibi, che prometto però di non indossare mai con l’abito nuovo.